Un discorso che di certo non farà piacere alla Chiesa ma che va incontro a una esigenza concreta del Paese che sempre più ospita tra le sue classi bimbi di diverse culture e religioni. Anche geografia, secondo il ministro, si può studiare ascoltando le testimonianze di chi viene da altri paesi. “La scuola è più aperta e multietnica e capace di correlarsi al mondo di oggi. Ieri ero in una scuola con il 50% di alunni stranieri – ha dichiarato – e mi hanno detto che imparano la geografia dai loro compagni che raccontano dei loro Paesi di provenienza”.