Il motivo principale di tale scelta ha una doppia faccia: se da un lato si vuole attrarre la gioventù straniera, dall’altro si vuole abbattere quella barriera linguistica che oggi impedisce ai giovani italiani di lavorare all’estero a causa della mancata conoscenza delle lingue.
«L’Italia può crescere solo se attrae intelligenze, visto che non può contare sulle materie prime – ha dichiarato il rettore – «formare capitale umano di qualità in un contesto internazionale per rispondere sia alle esigenze delle imprese sia a quelle degli studenti che vogliono essere “spendibili” sul mercato del lavoro mondiale».
L’investimento per questo processo ammonta a 3,2 milioni di euro per costruire un corpo docente internazionale (15 professori, 30-35 post-doc, 120 visiting professor). Pare che gli studenti e i docenti abbiamo accolto di buon grado la notizia, i fedeli della lingua di Dante dovranno, almeno nel biennio finale, fare a meno del dolce stile.