Pisa, 18 settembre 2025 – Scoppia la polemica all’Università di Pisa dopo la pubblicazione, su La Stampa, dell’intervista al rettore Riccardo Zucchi intitolata “Professore troppo vicino a Israele. Non denuncerò gli autori del blitz”.
Il rettore ha inviato al direttore responsabile del quotidiano, Andrea Malaguti, una richiesta di rettifica ai sensi dell’articolo 8 della Legge 8 febbraio 1948 n. 47, sottolineando come il titolo riporti una frase che non è mai stata pronunciata e che risulti “scorretta e fuorviante”.
La rettifica di Zucchi
Nella lettera inviata al giornale, Zucchi precisa che l’intervista realizzata dal giornalista Pino Di Blasio è stata riportata correttamente nel testo, ma non nel titolo. La seconda riga, “Non denuncerò gli autori del blitz”, secondo il rettore “altera il senso” delle sue parole.
La domanda del cronista era infatti formulata al passato: “L’Università di Pisa ha denunciato gli autori del blitz?”. Alla quale Zucchi aveva risposto negativamente, spiegando che la denuncia era stata presentata dallo stesso docente aggredito, il professor Alessandro Casella.
“Se sarà esercitata l’azione penale – ha chiarito il rettore – l’Ateneo valuterà la costituzione di parte civile. Ma questa non è una decisione che si può assumere oggi. Attribuirmi il rifiuto di denunciare rischia di far pensare che l’Università legittimi la violenza, cosa assolutamente falsa”.
Zucchi ha ribadito “l’assoluto rifiuto di ogni atto violento” e “il pieno rispetto del diritto di tutti a esprimere liberamente le proprie opinioni”, ricordando che anche il Senato Accademico ha espresso la stessa posizione ufficiale.
L’attacco della ministra Bernini
La vicenda ha immediatamente suscitato reazioni politiche. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha diffuso una nota durissima contro il rettore:
“Le università sono comunità basate su rispetto e tolleranza. La decisione del rettore Zucchi di non denunciare l’aggressione subita dal professor Casella è sconcertante, perché rappresenta un tradimento di questi principi e una rinuncia ai propri doveri istituzionali”.
Bernini ha poi aggiunto che la solidarietà non può ridursi a “un atto formale o retorico”, ma richiede gesti concreti e un rifiuto netto di ogni intimidazione: “La causa del popolo palestinese, vittima di una carneficina, non si difende certo legittimando la violenza contro docenti e studenti”.
Un caso che divide
Il confronto tra rettore e quotidiano, innescato da un titolo giornalistico giudicato scorretto, rischia ora di diventare un caso politico. Da un lato l’Università di Pisa, che rivendica trasparenza e condanna ogni atto violento; dall’altro il governo, che chiede un segnale istituzionale più netto contro le aggressioni negli atenei.
L’episodio, al centro del dibattito nazionale, mostra quanto sia delicato l’equilibrio tra libertà di opinione, responsabilità istituzionali e correttezza dell’informazione.
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