Del Comitato – come hanno peraltro anticipato alcuni mezzi d’informazione – fanno già parte il professor Gian Domenico Borasio, direttore del Centro Interdisciplinare di Medicina palliativa all’Università di Monaco di Baviera; il neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha seguito Eluana per anni; e l’anestesista Amato De Monte, che ha guidato l’équipe che, a Udine, ha interrotto l’alimentazione e l’idratazione della donna.
Entro martedì – ha dunque comunicato Campeis – la composizione sarà completata, mentre entro la fine del mese sarà definita formalmente la natura giuridica dell’associazione nata nelle settimane scorse per l’attuazione del decreto della Corte di Appello di Milano e che potrebbe trasformarsi prossimamente in Fondazione.
Sicuramente – ha spiegato Campeis – saranno modificati lo statuto dell’attuale Associazione «per Eluana», gli scopi (con l’inserimento dell’impegno per la libertà dell’autodeterminazione) e la base sociale, che – ha anticipato Campeis – dovrebbe essere illimitata.
A presiedere l’Associazione/Fondazione sarà lo stesso Beppino Englaro, coadiuvato dalla nipote Germana (presumibilmente in qualità di vicepresidente), mentre lo zio di Eluana, Armando, entrerebbe a far parte del consiglio direttivo, composto da cinque o sette persone.
Sarà comunque compito del Comitato scientifico – ha sottolineato Campeis – definire le linee guida dell’attività dell’Associazione/Fondazione con una sorta di «manifesto» sul consenso informato che evidenzi che solo il paziente può decidere delle terapie e delle cure da somministragli, sottolineando la sua centralità in tutte le scelte ed evidenziando la «finitezza» della medicina e della vita umana.
Manuel Massimo