Per Walter Tocci, deputato del Pd, “la cosa pazzesca è che si parla solo di norme e non si parla delle cose importanti: la ricerca la didattica, gli studenti. Ovvero le cose che fanno l’università”. L’analisi è dura: “Non ci sono più soldi per la ricerca, non c’è un piano nazionale di investimenti. Per la didattica: veniamo da una riforma che dovrebbe essere sottoposta a manutenzione. E poi gli studenti che non ottengono le borse di studio cui hanno diritto”.
La maggioranza plaude a una riforma organica in cui reclutamento del personale e la governance dell’università vengono riformati secondo criteri meritocratici e di trasparenza”. Tutte le parti della riforma sono ispirate alla “lotta agli sprechi, ai rettori a vita e a parentopoli”.
Il provvedimento, ha dichiarato il ministro Gelmini, non sarà ulteriormente modificato al Senato e se «c’è la volontà politica – ha precisato – ci sono i tempi per approvare» il testo definitivamente «prima del 14 dicembre».
Tra gli aspetti fondamentali della riforma che segnalano i sostenitori della stessa: modifica del meccansimo di reclutamento dei docenti perché spariscono i concorsi a livello locale, partendo da un’abilitazione nazionale; la razionalizzazione dell’offerta formativa (accorpamento di facoltà in dipartimenti, federazione degli atenei così da eliminare “doppioni” formativi).
Desta perplessita l’emendamento approvato, ormai ribatezzato “anti-parentopoli”: non può essere chiamato a lavorare come docente in un dipartimento un candidato che ha un parente fino al quarto grado in quella struttura o che ha un legame parentale (sempre fino al quarto grado) con il rettore e il direttore generale.
Arresto all’incontrollato florilegio dei docenti a contratto: non potranno costiuire più del 5% dell’organico (emendamento PD).