In seconda posizione l’abusatissimo OK, considerato “leggero” e poco professionale. Dal terzo posto in poi iniziano i vocaboli più “impegnativi”: si comincia con Welfare (8%) e si prosegue con Briefing (5%), Mission (4%), Location, Bookshop e Devolution (3%). Viaggiando verso le posizioni più basse si incontrano con il 2% addirittura Computer, Know how, Privacy e Shopping. Non sono mancate, come prevedibile, le segnalazioni per Question time, Meeting, Premier, Election day, Authority, Leadership e Bipartisan.
Insomma: è chiaro che gli italiani chiedono più rispetto e più tutela per la propria lingua, soprattutto quando debba essere rimpiazzata da vocaboli stranieri solo per presunta eleganza e non per concreta efficienza, in ambito istituzionale, politico e commerciale ma anche nelle conversazioni e nei discorsi di tutti i giorni.
Manuel Massimo