“Studiare Giurisprudenza oggi significa affrontare le grandi transizioni con strumenti concreti: il diritto serve alla società”
Bologna, città simbolo dell’insegnamento giuridico, continua a essere un punto di riferimento europeo nella formazione di giuristi. Ne abbiamo parlato con Federico Casolari, professore ordinario di Diritto dell’Unione europea all’Università di Bologna, che ci ha spiegato come è nata la facoltà, come si struttura oggi l’offerta formativa e quale ruolo può avere il giurista nell’affrontare le grandi sfide globali.
Come è nata la Facoltà di Giurisprudenza a Bologna?
“L’Università di Bologna è la più antica del mondo occidentale proprio perché è nata come Studium iuris, una vera e propria Facoltà di Giurisprudenza.
Fin dal Medioevo, lo studio del diritto ha rappresentato il cuore dell’Alma Mater e continua a evolversi.
Oggi ci concentriamo sulle grandi transizioni — tecnologiche, climatiche e sociali — con l’obiettivo di tradurle in quadri normativi solidi e capaci di offrire stabilità alla società.”
Come si articola l’offerta formativa?
“Il percorso classico è la Laurea Magistrale a ciclo unico, un corso quinquennale che fin dal primo anno introduce a materie come diritto costituzionale, romano, privato e filosofia del diritto.
Nei primi anni si pongono le basi teoriche e si impara il lessico giuridico, mentre il quinto anno è dedicato agli esami opzionali.
Offriamo anche lauree triennali in Scienze Giuridiche, ideali per chi punta all’inserimento rapido nel mercato del lavoro: per esempio nell’ambito della consulenza del lavoro o delle relazioni aziendali.
Il campus di Ravenna forma esperti in diritto d’impresa e pubblica amministrazione.
Per chi cerca un’esperienza internazionale, c’è la magistrale in Legal Studies, interamente in inglese, per formare giuristi capaci di operare in contesti multinazionali.”
Quali difficoltà incontrano gli studenti al primo anno?
“Il passaggio dalle superiori all’università è impegnativo, soprattutto in un grande ateneo. Le aule possono accogliere anche 300-400 studenti, il metodo di studio è nuovo e il linguaggio giuridico va appreso gradualmente.
Per questo offriamo tutorati, esercitazioni, materiale aggiuntivo e molte occasioni di approfondimento come seminari, conferenze internazionali e programmi Erasmus o corsi congiunti con Paris-Nanterre, Tilburg e King’s College.”
Esistono pregiudizi sulla provenienza scolastica?
“No, conta la passione per il diritto, non il tipo di scuola frequentata.
Chi ha un background tecnico può avere un vantaggio su temi come cybersecurity e protezione dei dati.
Ciò che conta è non limitarsi a memorizzare, ma ragionare a partire dai principi per costruire soluzioni concrete.”
Qual è il ruolo del giurista nel mondo di oggi?
“Il diritto è uno strumento al servizio della società. Studiare i fenomeni, comprenderli e tradurli in norme è il nostro compito.
La Costituzione italiana, la Carta dei Diritti dell’UE e la CEDU sono le nostre bussole. Il giurista deve saper conciliare queste fonti, ridurre i conflitti, promuovere pace e sicurezza.”
Cosa può fare il cittadino per contribuire a una società più giusta?
“Informarsi in modo attivo e critico.
Non basta leggere un titolo o un post, serve confrontare le fonti, approfondire, cercare la complessità.
Solo così possiamo essere parte attiva, non spettatori.”
L’intelligenza artificiale è una risorsa o un rischio per il diritto?
“Entrambe le cose.
L’IA può migliorare l’efficienza dei processi giuridici e aiutare nell’organizzazione dei dati, ma non potrà sostituire il giudizio umano.
Serve un quadro normativo che ne regoli l’uso, garantendo che le decisioni restino nelle mani del giurista, che interpreta e verifica ciò che le macchine producono.”Leggi anche altre notizie su CorriereUniv





