La ricerca è stata pubblicata su The Journal of Neuroscience, rivista ufficiale della società americana di Neuroscienze. La prima linea di difesa del nostro corpo contro stimoli esterni potenzialmente dolorosi è costituita dall’attivazione di appositi recettori, particolari fibre dette nocicettori: tramite la loro attivazione selettiva è possibile studiare le possibili modulazioni del sistema dedicato all’elaborazione degli stimoli dolorosi.
I risultati ottenuti hanno indicato che una modulazione del dolore viene innescata dalla semplice osservazione del punto corporeo sottoposto a stimolazione nocicettiva. Sorprendentemente, tale effetto è risultato specifico soltanto per il proprio corpo: nessuna riduzione della sensazione di dolore si è invece registrata quando i soggetti studiati osservavano la mano di un’altra persona contemporaneamente alla stimolazione dolorosa che avveniva sulla propria.
Tutto ciò ha suggerito ai ricercatori che le terapie del dolore potrebbero avvalersi di interventi basati anche sulla modulazione cognitiva del dolore stesso e messi in atto dalla persona sofferente. In sostanza, guardare il proprio corpo in uno stato di dolore potrebbe avere importanti e strategiche applicazioni terapeutiche, attualmente basate quasi esclusivamente su interventi esterni come il trattamento farmacologico. La ricerca è stata svolta presso l’Irccs Fondazione Santa Lucia e l’Universita’ La Sapienza di Roma; l’hanno realizzata la dottoressa Viviana Betti e il professor Salvatore Maria Aglioti, con la collaborazione del professor Patrick Haggard e del dottor Matthew Longo dell’University College London. Il lavoro scientifico si e’ avvalso dei finanziamenti del ministero dell’Università e Ricerca e del ministero della Sanità.