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Medicina 2025 senza test d’ingresso: come funziona il corso e cosa aspettarsi

Luigi Bevilacqua by Luigi Bevilacqua
6 Agosto 2025
in Università
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Medicina 2025 senza test d’ingresso: come funziona il corso e cosa aspettarsi

Con l’abolizione del test d’ingresso e l’introduzione del “semestre aperto”, il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia si apre a nuovi scenari. Più accesso, certo, ma anche più responsabilità: gli studenti dovranno dimostrare sul campo, fin dal primo semestre, di avere le basi, la motivazione e la capacità per affrontare un percorso di studi tra i più complessi dell’università italiana.

Per capire meglio come funziona il corso di Medicina, quali sono le sue materie, le principali difficoltà e le prospettive future (intelligenza artificiale compresa), abbiamo raccolto la testimonianza della prof.ssa Maddalena Giannì, Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità e Presidente del Collegio Didattico Interdipartimentale del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano.


Quali sono le materie di studio del Corso di Laurea in Medicina?

Il percorso è articolato su sei anni e prevede 360 crediti formativi universitari, distribuiti tra attività teoriche, pratiche e cliniche.

Nei primi due anni si studiano le materie di base (chimica, fisica, biologia, genetica, anatomia, biochimica, fisiologia), fondamentali per comprendere il funzionamento del corpo umano e le basi dei processi patologici.

Dal terzo anno in poi inizia la parte clinica vera e propria, con lo studio di medicina interna, chirurgia, discipline specialistiche e l’acquisizione di competenze pratiche finalizzate alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie.

Il corso include anche una formazione psico-sociale: psicologia, relazione medico-paziente, bioetica, medicina legale e lavoro in équipe. Lo scopo è quello di formare medici consapevoli della complessità del processo di cura, capaci di prendersi cura non solo della malattia, ma della persona.

A completamento, sono previsti anche insegnamenti di metodologia della ricerca, con esperienze pratiche nella formulazione di ipotesi, progettazione di studi, analisi dei dati e interpretazione dei risultati.


Quanto è presente la pratica?

Le lezioni in aula sono affiancate da esercitazioni pratiche, simulazioni e attività professionalizzanti, che aumentano progressivamente durante il percorso.

Queste attività si svolgono in ospedali e strutture del territorio, sotto la guida di un tutor, e consentono allo studente di applicare le conoscenze teoriche, sviluppare il ragionamento clinico e acquisire una visione integrata del processo di cura.


Serve una preparazione specifica al liceo?

No, il corso è formalmente aperto a tutti gli studenti in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore, indipendentemente dall’indirizzo.

Tuttavia, chi ha già familiarità con le scienze di base può avere un vantaggio iniziale. Per chi parte da un percorso diverso, alcune università offrono tutoraggi e supporti integrativi, per limitare i ritardi e agevolare l’acquisizione dei crediti.


Quali sono le difficoltà maggiori al primo anno?

Molti studenti faticano a gestire il carico di studio, la frequenza obbligatoria e il bisogno di socialità. Le materie dei primi anni, soprattutto quelle precliniche, possono sembrare lontane dalla pratica medica e scoraggiare chi si aspettava un contatto più diretto con i pazienti.

Il consiglio è di non affrontare le difficoltà da soli, ma condividere dubbi e fatiche con compagni e docenti per trovare insieme strategie efficaci.


Com’è la vita professionale del medico?

Dipende molto dal contesto lavorativo e dal carattere della persona. La relazione con i pazienti è centrale, ma non mancano le difficoltà organizzative, burocratiche e relazionali con i colleghi.

La professione non è sempre facile, ma può essere fonte di grande soddisfazione se affrontata con motivazione e consapevolezza.


L’intelligenza artificiale sta cambiando la medicina?

Sì, in modo rapido e profondo. L’IA viene già utilizzata per supportare diagnosi, elaborare dati clinici, prevedere esiti e personalizzare gli interventi. Le università stanno progressivamente integrando le applicazioni dell’intelligenza artificiale nei diversi insegnamenti.

L’IA è anche una risorsa per la formazione, perché può rendere l’apprendimento più efficace, adattivo e personalizzato.


Come ha scelto Medicina?

La scelta è arrivata tardi, durante l’ultimo anno di liceo.
Dopo aver assistito a un convegno scientifico, ha compreso come la medicina potesse unire rigore scientifico e attenzione alla persona, permettendo di agire con un approccio olistico e profondo.


Un consiglio per chi sta per iniziare?

Coltivare la curiosità, chiedere aiuto quando serve, non limitarsi a studiare per superare gli esami.
L’università è anche un luogo di relazioni, esperienze extracurricolari e crescita personale.

Non è solo un percorso accademico, è un percorso umano.

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Luigi Bevilacqua

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