«Forse ha tenuto il cellulare con sé così come ci si tiene la coperta di Linus. Perché la rendeva tranquilla il fatto di avere uno strumento di comunicazione con la famiglia. Francamente non so come interpretare un gesto così da parte di una delle nostre studentesse migliori che si è giocata la Maturità per non aver consegnato il cellulare. E si è giocata la maturità. Non una prova, uno scritto, ma un anno intero. E pensare che era una delle migliori studentesse che se non prendeva la lode certo sarebbe uscita con un cento. Partiva con un credito di 23 punti su 25». Lo ha detto al Secolo XIX il preside Massimo Angelini, del liceo scientifico Cassini, a Genova, a proposito dell’espulsione di una studentessa del suo istituto.
«Alla fine del compito la ragazza è stata notata mentre guardava il telefonino. Dentro di me ho pensato che distrattamente lo avesse estratto per guardare l’ora. Proprio perché si era quasi alla scadenza del tempo stabilito per la prova di matematica. I ragazzi sono così, usano il cellulare come l’orologio».
«Dubito fortemente che avesse intenti fraudolenti – osserva il preside – ma è comunque una leggerezza imperdonabile. Fosse stata in bilico avrei potuto capire questo giocarsi il tutto per tutto, un po’ alla garibaldina, pur di portare i risultati a casa. Invece non si è nemmeno messa in contatto con nessuno, non con un amico né con un familiare. Ma tant’è… la legge è legge. Ripeto mi dispiace una ragazza d’oro, uno dei gioielli che ci sono nelle classi»
Manuel Massimo