Continuano gli scioperi e le manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese. A Roma i manifestanti sono entrati nell’Università La Sapienza. Da poco è stata riaperta l’autostrada A14 a Bologna e la tangenziale della città, dopo che un corteo ha fatto irruzione interrompendo il traffico. La polizia ha caricato e dopo aver riaperto il tratto stradale ha fermato 8 manifestanti. Continuano i disagi da nord a sud, con Milano che sembra essere la città più colpita dai disordini, anche violenti. Nel capoluogo lombardo sono oltre una decina i manifestanti fermati per i disordini di oggi, dove sono rimasti feriti o contusi una sessantina di esponenti delle forze dell’ordine, dei quali 23 già portati in ospedale e certificati. Al momento alcune centinaia di persone sono ferme in via Vittor Pisani di fronte alla polizia in tenuta antisommossa.
L’occupazione della Sapienza a Roma
La testa del corteo per Gaza a Roma è entrata nell’area dell’Università Sapienza, dirigendosi verso la facoltà di Lettere. I manifestanti hanno srotolato uno striscione con la scritta “Block the university, all eyes on the Flotilla” e hanno scandito slogan come “Fuori il sionismo dall’università”. “Abbiamo dato un segnale, abbiamo bloccato il paese”, urlano gli studenti, mentre il corteo procede attraverso le strade della città. Dopo aver attraversato un tratto della tangenziale est, i partecipanti hanno iniziato a camminare tra le auto ferme sulla corsia opposta, già bloccata in precedenza per permettere il passaggio della manifestazione.
Gli studenti, almeno un centinaio, si trovano nell’atrio della Facoltà. “Vogliamo occupare, resteremo qui in vista del Senato accademico di domani, fuori il sionismo dall’Università’, spiegano gli studenti. Nella Facoltà in alcune aule si stanno ancora discutendo tesi di laurea, attività che non è stata bloccata”. In serata è arrivato anche una nota dell’USB: “Abbiamo ancora negli occhi l’entusiasmo di migliaia di giovani e la voglia di riscatto di operai, facchini, autisti, infermieri, commesse, impiegati, giovani a partita iva, precari, occupanti di case, migranti. Il mondo del lavoro che è tornato protagonista e che chiama la cittadinanza, tutta la cittadinanza, ad alzarsi in piedi. Non lo fa per un rinnovo contrattuale ma per chiedere giustizia per un popolo lontano e martoriato. In questa epoca di egoismi e individualismi sembra qualcosa di impensabile”.
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