La lezione grottesca di Gino Paoli sulle tasse

Gino Paoli torna alla carica. Sta facendo discutere la presenza del massimo cantautore italiano alla lezione finale del master per gli impiegati dell’Inps, tenutasi nei giorni scorsi a Genova. Paoli è indagato per evasione fiscale: avrebbe nascosto oltre 2 milioni di euro in Svizzera.
Il discorso tenuto dal cantante, però, faceva parte delle cerimonia finale del master patrocinato, tra l’altro, dalla Agenzia delle Entrate (che, dice, non “ne sapeva nulla dell’invito”).
E Paoli non ha usato mezze parole durante il suo discorso alla cerimonia, scagliandosi contro la macchina della burocrazia e delle tasse in Italia: “Basta pensare come nascono, di chi sono figlie le tasse in Italia. Sono figlie delle gabelle che il principe, il duca, il conte o il marchese si facevano dare dal popolo per fare i comodi loro. In America è diverso: là le tasse le raccoglievano i cittadini per costruire una scuola o un bene pubblico nelle città di frontiera”.
Alla domanda, legittima, venuta dal web (“Non potevano invitare qualcun altro?”) Paoli ha risposto con lo stesso tono: “Certi commenti non mi toccano. Non ascolto mai gli imbecilli”.
Alla Camera di Commercio di Genova, insomma, hanno fatto la frittata. Paoli attacca a tutto campo: “Non venite a dirmi che burocrazia e pubblica amministrazione sono la stessa cosa. Perché non è vero. Per cancellare la prima bastano semplificazione e informatizzazione”. In ultimo, il suo commento sulle dimissioni da presidente Siae: “Carica dalla quale mi hanno tolto per motivi che sanno solo loro”.

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