Tra i relatori del convegno, Franco Grillini, Presidente onorario di Arcigay e consigliere regionale in Emilia Romagna, Yossi Tal Gan, Direttore del Festival israeliano e Giovanni Puglisi, in veste di Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, quali rappresentanti della diversità di sessuale, culturale e sovranazionale. Le diverse angolazioni del concetto di diversità mostrano l’ampia gamma di ricchezza culturale e di progresso civile che comporta una società in grado di integrare la diversità in senso lato.
Grillini delinea il percorso faticoso e crudele (le persecuzioni agli omosessuali si susseguono nei secoli, dall’instaurazione del codice giustinianeo, sia dal braccio clericale che da quello secolare) per giungere al secolo scorso. Dal Novecento si inizia a discutere di omosessualità in termini di normalità (ricorda i contributo fondamentale della psicanalisi), processo che culmina nel 1993, con l’esclusione dell’omosessualità dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), riconosciuta, a tutti gli effetti, come variante del comportamento umano.
Ed è proprio in questi ultimi trent’ anni che si sono creati quegli strumenti giuridico-politico-culturali che consentono di affrontare la tematica LGBT in modo obiettivo e scevro di pregiudizi. Una rivoluzione culturale resa possibile, anche in virtù delle persecuzioni a cui è stata sottomessa la comunità omosessuale. Contributo determinante del cinema, da Lo schermo velato a My Beautiful Laundrette film che hanno concorso a diffondere, sensibilizzare e far conoscere in modo sano e diretto,” le altre metà del cielo”. Stuart Mill, ricorda Grillini, lodava la diversità che, se accettata, è fonte di ricchezza e benessere.
Israele, sostiene, Yossi Tal Gan, è una terra multiculturale, ma ancora lontana dal concetto di tolleranza. Confina con diversi paesi, ma solo l’Egitto e la Siria hanno firmato accordi pace formali e pertanto superficiali. Non esiste un reale rapporto culturale tra i vicini in senso istituzionale, ma piuttosto con culture lontane. I rapporti multiculturali sono interpersonali. Evidenzia come le stesse comunità ebraiche che convivono in Israele hanno provenienza diversa: immigrati dell’Est Europa; immigrati del Nord Africa ed ebrei che vivono in Israele da generazioni, come egli stesso. Patrimonio comune: la lingua ebraica, lo sfondo storico e la condizione di “minoranza”.
Il multiculturalismo è una dimensione che comprende vari livelli, l’unicità locale e l’egualitarismo con gli altri popoli. Ogni persona ha una propria unicità culturale e non è possibile relazionarsi con tutti allo stesso modo. Come risolvere il conflitto tra dignità e uguaglianza e il diritto a mantenere la propria unicità? Il Festival rispecchia l’unicità culturale del gruppo, rispettando i vari gruppi etnici e importando valori occidentali, attraverso spettacoli che vedono la collaborazione di mussulmani, ebrei e cristiani. Gli stessi spazi pubblici dove si svolgono le rappresentazioni possono essere carichi di valenza simbolica e contribuire a una profonda condivisione culturale.
Il festival nella sua espressione artistica e sociale può costituire uno strumento per ridurre le tensioni culturali, le differenze sociali, di religione “finché manteniamo alto il livello artistico degli spettacoli”, sottolinea l’artista israeliano.
I diritti culturali rientrano nei diritti dell’uomo, i beni culturali non sono solo beni di consumo e pertanto le sole forze del marcato non possono adempiere alla loro promozione. Un testo innovativo e controverso, che vide USA e Israele contrari. che rafforza l’idea presente nella Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale dell’ UNESCO, adottata unanimemente nel 2001 che la diversità culturale deve essere considerata come una “eredità comune dell’umanità” e la sua “difesa come imperativo etico, inseparabile dal rispetto per la dignità umana.
Rappresentativa la vicenda del divieto di indossare il chador nelle scuole francesi: una neutralità confessionale che si è tradotta nell’annullamento della diversità culturale. “Questa forma di conflittualità è stata sottaciuta o poco considerata, non calata nel territorio”, dichiara Puglisi che ravvede nell’apologia alla diversità, “l’effetto collaterale” di cadere in una deriva astratta e generica. Diversità non solo etnico-religiose, ma di generazioni, classi sociali, di stili di vita, che non devono risolversi in dissertazioni accademiche, ma radicarsi nella quotidianità dell’agire e nella struttura del nostro modo di essere e pensare.
Franco Punzi, direttore di Italia Festival esorta a coltivare e ad introiettare il valore della diversità così da illuminare un cammino di luce e di comprensione reciproca per i giovani affinché abbiano fiducia nella cultura. “Lo spettacolo può fare molto se ha la possibilità di integrarsi con gli altri. La diversità è ricchezza che ci porta al dialogo, all’amore, inteso come tolleranza, integrazione fisica e spirituale, dialogo interculturale e religioso” dichiara Punzi.
Amanda Coccetti