Anche se ogni volta che sentono parlare di atenei di serie A e di serie B, dicono che non è una questione di classifiche, i magnifici tredici (Università di Bologna, Università Politecnica delle Marche, Università della Calabria, Politecnico di Milano, Milano Bicocca, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Padova, Università di Roma Tor Vergata, Torino Politecnico, Università di Trento, Università di Verona, Università di Chieti-Pascara, Università del Salento) vanno fieri dei loro conti e in virtù delle buone pratiche portate avanti fanne tre proposte al governo: 1) “chiedono di giudicare i loro Atenei per quello che sono; 2) sono pronti a mettersi in discussione di fronte al Paese all’insegna della trasparenza e dell’obiettività, e sono disponibili a confrontarsi con esperti del Ministero dell’Economia e delle Finanze sui propri bilanci e sui criteri di gestione adottati nei loro Atenei, superando ogni forma di autoreferenzialità; 3) propongono la stipula di un “patto di stabilità” da concordare con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con il Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca, nel quale i Ministeri si impegnano a sottoscrivere accordi di programma individualizzati Ateneo per Ateneo”.
Domani ne parleranno alla stampa, per avere eco sulla classe politica. Ma se non saranno ascoltati, hanno già le idee chiare sul da farsi: “sarà chiara la volontà di penalizzare anche gli Atenei più aperti al cambiamento, ed i Rettori saranno costretti ad assumere tutte le iniziative necessarie per evitare la catastrofe dell’intero sistema universitario pubblico del Paese”.