Il corpo consegnato ieri sera da Hamas alla Croce Rossa e inviato all’Istituto forense di Abu Kabir, a Tel Aviv, sarebbe quello di un ostaggio già restituito in precedenza. Lo hanno fatto sapere le autorità israeliane dopo le prime analisi, che non sono riuscite a confermare l’identità del defunto.
Secondo quanto riportato dai media israeliani, durante l’operazione di restituzione Hamas avrebbe inscenato il ritrovamento del corpo. Militari israeliani hanno raccontato che i miliziani avrebbero scavato, estratto un corpo da un edificio vicino e poi deposto artificialmente i resti in un punto preparato in anticipo, per poi chiamare la Croce Rossa a certificare la consegna. L’operazione sarebbe stata ripresa da un drone militare israeliano.
La reazione di Israele non si è fatta attendere: il premier Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione urgente dopo aver valutato che la restituzione dei resti possa configurare una violazione delle norme sui rapporti di ostaggi e sulla fiducia internazionale. Le autorità stanno valutando diversi scenari di risposta, tra cui l’estensione della cosiddetta “linea gialla” sotto il controllo delle Forze di difesa israeliane.
La vicenda riporta al centro il tema della trasparenza e della credibilità nei conflitti che coinvolgono prigionieri civili, dove il diritto umanitario sembra essere meno importante della propaganda.
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