Vaccinazione in due fasi. Nella prima fase verranno vaccinati operatori sanitari (medici di medicina generale, pediatri, personale delle Asl), operatori di servizi pubblici essenziali e le categorie a rischio. Queste saranno indicate in una circolare del ministero attesa nei prossimi giorni. A quanto si apprende, potrebbero avere la priorità persone fino a 65 anni con malattie respiratorie e cardiovascolari croniche, diabetici e donne in gravidanza. La seconda fase scatterà dal 31 gennaio 2010 con 16 milioni di dosi a disposizione e prevede la vaccinazione di bambini e giovani da 6 mesi a 27 anni.
Vaccino gratuito. Il vaccino non sarà venduto in farmacia, ma sarà somministrato dai medici di medicina generale, pediatri e i medici competenti.
Richiamo e adiuvante. Il vaccino sarà somministrato in due dosi (una prima iniezione e richiamo dopo un mese) e conterrà un adiuvante, ossia una sostanza che lo rende più efficace.
Popolazione, 4 su 10. Vaccinare circa il 40% della popolazione è l’obiettivo del Ministero. Per il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza è un obiettivo più realistico di quello dichiarato da alcuni Paesi, che intendono raggiungere l’intera popolazione. Basterebbero cinque Paesi a vaccinare il 100% dei loro abitanti e le scorte mondiali del vaccino si esaurirebbero. Vaccinare fino al 40% della popolazione, aggiunge l’esperto, «potrebbe comunque avere un effetto indiretto, sufficiente per impedire al virus di circolare velocemente».
Italia in transizione. Al momento l’Italia è in una fase di transizione perché «la grande maggioranza di casi si registra nei viaggiatori, che d’estate sono particolarmente numerosi», osserva. «Ma adesso siamo vicini a settembre, le città stanno per ripopolarsi, tra poco riapriranno le scuole e si tornerà a frequentare luoghi sovraffollati: si creeranno le condizioni per amplificare la circolazione del virus».
Cautela sui numeri. Sulle cifre c’è ancora poca chiarezza, perché non tutti i Paesi riferiscono i casi confermati: così sembra che in alcuni Paesi il virus sia più letale che in altri. In questo momento, per esempio, la Gran Bretagna è al primo posto per morti e ha un numero di casi paragonabile a quello della Germania. Per Rezza «i casi reali sono probabilmente molto più numerosi di quelli riferiti dalle statistiche ufficiali, ma il virus A/H1N1 è probabilmente meno letale di quanto sembri ed è in linea con la letalità dell’influenza stagionale».
Manuel Massimo