Per cinque anni ha lavorato come insegnante nella scuola dell’infanzia e nella primaria pur non avendo il titolo necessario. Ora dovrà restituire quasi 100mila euro allo Stato. È quanto riporta L’Arena, che racconta la vicenda di una donna veronese di 57 anni condannata dalla Corte dei Conti a risarcire il Ministero dell’Istruzione e del Merito per il danno erariale prodotto.
Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, la docente aveva ottenuto supplenze tra il 2018 e il 2023 dichiarando di essere in possesso di un diploma magistrale conseguito nel 1988. Le verifiche avviate dall’Ufficio scolastico hanno però dimostrato che, in realtà, quell’anno la donna non era stata ammessa all’esame di maturità e non risulta aver conseguito successivamente alcun titolo valido.
Gli accertamenti hanno portato al suo licenziamento immediato e alla successiva segnalazione alla Corte dei Conti, che ha stabilito l’obbligo di restituire 91.676 euro, cifra equivalente agli stipendi percepiti negli anni di servizio.
La sentenza sottolinea che l’assenza del titolo richiesto rende nulla la prestazione svolta e configura un danno economico per l’amministrazione pubblica. Il caso riportato da L’Arena riaccende l’attenzione sui controlli in fase di assunzione e sulle procedure di verifica dei titoli dichiarati dai candidati nelle graduatorie scolastiche.
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