Durante i tre anni e mezzo del corso, la studentessa non ha mai perso una lezione ed ha superato i 21 esami previsti dal piano di studi con la media del 28,5. “Ho deciso di iscrivermi all’università – ha raccontato la neodottoressa – dopo essere rimasta vedova, avevo lavorato per decenni come consulente del lavoro, lo stesso mestiere di mio marito e non me la sentivo di rimanere con le mani in mano”.
In gioventù la donna ha avuto anche un trascorso da modella ed ha frequentato un corso triennale di lingua indonesiana. Nelle 65 pagine di elaborato la neodottoressa, facendo emergere chiaramente la sua indole femminista, passa in rassegna la legislazione sul lavoro femminile in Italia dal 1870 ad oggi. E non risparmia stoccate a nessuno: né alla Chiesa “che ha sempre relegato le donne in ruoli subalterni”, né alla legislazione fascista “diretta solo a far assumere alle donne il ruolo di madri e mogli, addette a procreare figli per la patria e sollazzo per i guerrieri”.
E ora che non ha più lezioni da seguire, cosa farà la dottoressa Jannilli? “Ho deciso come occupare il mio tempo: mi iscriverò alla facoltà di Giurisprudenza e frequenterò il corso di criminologia”, ha detto dopo la discussione della tesi.