Illustrando la riforma, il ministro ha spiegato che «introduce trasparenza, qualità ed efficienza. Siamo intervenuti nella governance degli atenei chiarendo le linee di responsabilizzazione e rendendo più veloci i processi decisionali: per fare questo non servono nuove risorse ma nuove regole, regole diverse». «La riforma – ha aggiunto il ministro – che ha fatto discutere, giustamente e legittimamente, ma che è improntata alla riqualificazione del sistema universitario, in modo che un titolo, una laurea o un dottorato non siano pezzi di carta ma un’opportunità». Secondo il ministro «il merito era una parola in disuso, un falso egualitarismo aveva reso immobile il Paese, penalizzando soprattutto i giovani. La riforma tende a capovolgere questo paradigma».