È un aspetto – ha aggiunto – di cui va tenuto conto, insieme ai molti altri, quali ad esempio la flessione nelle immatricolazioni e l’insoddisfazione dei laureati nei riguardi ai successivi sbocchi professionali nonostante si stia assistendo a un crescente interesse per la «vita country» con un giovane su quattro di età compresa tra i 25 e i 34 anni che fa l’orto o il giardinaggio, quasi due milioni di under 35 che scelgono di trascorrere le vacanze in campagna, otto ragazzi su dieci che acquistano prodotti alimentari tipici a denominazione di origine e biologici e il sogno di aprire un agriturismo che è sempre più ricorrente tra le nuove generazioni.
Anche l’Università deve saper interpretare – ha evidenziato il presidente della Coldiretti – il cambiamento in cui è impegnata l’agricoltura verso un nuovo modello di sviluppo, all’interno di uno scenario di politiche agricole e ambientali europee e di un sistema di compatibilità internazionali in continua evoluzione.
Facendo riferimento al progetto lanciato dalla Coldiretti per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana”, Marini ha sostenuto che esso richiede una ricerca “agricola”, perché sia utilizzabile dalle imprese agricole, una ricerca libera, svolta in collaborazione con le imprese, e non dominata, come in passato, solo dalla logica dell’industria, della distribuzione e delle multinazionali, perché non sono questi i soli portatori della modernità.
Manuel Massimo