Si chiamano “Draghi ribelli” , denominazione singolare che racchiude la doppia valenza di ribellione nei confronti dei diktat della finanza (Mario Draghi, governatore di Banca Italia e, a breve della Banca Centrale Europea) e il simbolo cinese che rappresenta la fluidità.
Dichiarano di avere scelto un profilo nuovo, non identitario che raccoglie studenti, precari, lavoratori della comunicazione, già costituiti in movimenti del mondo universitario e della società civile. Un movimento più affine ad un’occupazione universitaria, spazio pubblico di discussione e confronto.
Non nasce sulla piattaforma dei social network, ma tra le pieghe di una città e di un paese che rileva una crisi profonda della sovranità democratica, minacciata dal potere forte delle banche: “Da quest’estate si è verificato una sorta di golpe finanziario, Obama che non riesce a governare, non perché non abbia la maggioranza,ma perché è sotto ricatto delle agenzie di rating e delle speculazioni finanziarie, questo significa che la democrazia è al collasso. I governi e il parlamenti possono cambiare le decisioni, stimolati dal movimento di massa.”dichiara Renzo Ditalese, giornalista precario e “drago ribelle”.
Chiedono che ai governi di non applicare le regole della finanza in maniera automatica,e, in particolare, sono contrari all costituzionalizzazione del vincolo di bilancio europeo che comporterebbe austerity e privatizzazioni, così da annullare lo stato sociale che in questi ultimi anni in Italia e in Europa si sta demolendo.
Nel giorno dell’indignazione internazioanale, i draghi, fedeli alla loro vocazione mobile e sociale, potrebbero sciogliersi nei cortei, come l’onda.
Molti gli artisti coinvolti nell’occupazione del Teatro Valle del cinema Palazzo di San Lorenzo che hanno condiviso e mostrato solidarietà alla protesta.
Come è accaduto in Spagna che in risposta ai tagli alle istituzioni pubbliche, dottori ed operatori sanitari hanno deciso di autogestire gli ospedali, rispetto a un governo che ignora cultura e società, la società civile si appropria della “cosa pubblica”, proponendo istituzioni comuni. Emblema ed essenza del movimento: non vogliamo la riforma Gelmini, né la struttura baronale esistente. Si chiede dunque un capovolgimento del paradigma politco, culturale e socio-economico.
Amanda Coccetti