In barba alla crisi galoppante, sono stati raccolti ben 220.000 euro: «La società Autostrade per l’Italia, per esempio, finanzia borse anche di 8.700 euro.», racconta Marco Lezzi, membro del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU). Un’iniziativa lodevole, degna di essere premiata e incoraggiata.
Ben presto, però, i beneficiari si sono accorti di un’amara beffa: infatti, in base alla legislazione vigente le borse di studio erogate da privati sono equiparate al reddito da lavoro dipendente e sono perciò sottoposte ad un’aliquota Irpef del 23%. Non solo, lo studente che percepisca più di 2840 euro lordi risulta soggetto autonomo e i genitori non possono più usufruire della detrazione per i figli a carico. Il Rettore del Poli, Giovanni Azzoni, ha definito la norma «incivile», in totale contrasto col principio di sussidiarietà ed inadeguata «alle esigenze di un Paese che cambia»; forti del suo sostegno, gli studenti hanno proseguito la battaglia scrivendo una lettera al premier Monti:
«Come,il nostro Stato valorizza queste iniziative, che dovrebbero essere quanto mai auspicabili e il più possibile da imitare?» si chiede nella lettera Francesco Magni, Presidente del Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio (CLDS) «Tasse! La risposta delle istituzioni pubbliche di fronte a una simile “iniziativa dal basso” si chiama Irpef.». Magni lancia anche una proposta: «Perché non iniziare col detassare le borse di studio per i giovani studenti?».
IL 23 febbraio 2012 il CNSU ha approvato all’unanimità una mozione nella quale propone di modificare il regime fiscale attuale; nel frattempo, si sono mossi anche i parlamentari Maurizio Lupi e Cosimo Latronico che hanno presentato un emendamento al decreto liberalizzazioni. «Se approvato, accoglierebbe le nostre richieste, rendendo esenti dalle tasse anche le borse di studio promosse da aziende», conclude Marco Lezzi, chiedendosi anche «se la politica voterà per un paese per giovani!
Per il momento, almeno qualcuno ci ha voluto ascoltare, ma la battaglia è appena iniziata.»
Emanuel Ernesto Bernardi
Pavia