Covid, all’Università di Pechino gli studenti in rivolta distruggono i divisori

Decine di studenti universitari dell’Università di Beijing Daxue (Pechino) si sono radunati ieri sera davanti al dormitorio nel campus di Wanliuyuan dell’ateneo per protestare contro il lockdown e la costruzione di una parete che separa gli studenti dal resto dello staff. L’uomo che parla nei video è Chen Baojian, vicepreside dell’Università, arrivato per calmare gli studenti dicendo che voleva che “mettessero giù i loro smartphone” affinché non filmassero.

La protesta a Pechino

“Il problema che avete voi è anche il mio. L’università cerca di salvaguardare la vostra salute e il vostro diritto allo studio e alla ricerca, e questa è la promessa dell’università e anche la mia”, dice il docente nel video. “Il mio ufficio è qui e ogni studente può parlare con me. Per risolvere il problema, incontrerò e parlerò con gli studenti un’area dopo l’altra e un piano dopo l’altro”. Mentre parla, però, ad un certo punto la recinzione viene buttata giù da alcuni ragazzi e partono gli applausi degli universitari. Sui social cinesi i post e i video della protesta sono stati al più presto censurati.

Da questo ateneo nel 1989 partirono le proteste studentesche che portano alla famosissma prosta di piazza Tiananmen. E le date sono vicine: tra tre settimane, il 4 giugno, ricorre l’anniversario di quella strage, che il Partito Conunista cinese chiama “l’incidente”. Un post anonimo di uno dei ragazzi che ha partecipato alla protesta recita: ”Stasera ho assistito alla rinascita della tradizione di lotta tra gli studenti dell’Università di Pechino”.

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