Affitti in aumento, bollette più care, spesa alimentare in crescita e rette universitarie ancora elevate: per gli studenti fuori sede il 2025 è stato un anno complesso. Il diritto allo studio, ancora una volta, si è scontrato con il costo della vita. Un quadro critico che fotografa lo stato attuale del diritto allo studio in Italia, ma che apre anche a interrogativi – e possibili spiragli – sul 2026.
Affitti: il 2025 dell’emergenza abitativa
Nel 2025 il costo dell’alloggio ha rappresentato la voce di spesa più gravosa per i fuori sede. Secondo il rapporto sul Caro studi universitario di Isscon–Federconsumatori e Unione degli Universitari, già nel 2023 la spesa media annua per affitto e utenze superava i 5.200 euro.
Negli ultimi due anni la situazione è ulteriormente peggiorata. I dati mostrano prezzi medi per una stanza singola di 630 euro a Milano, 600 a Roma, 500 a Bologna e Firenze, con Venezia e Napoli sopra la media nazionale. Torino rimane più economica, ma registra l’aumento più consistente nell’ultimo anno (+31%). Il 2025 è stato quindi l’anno in cui l’emergenza abitativa studentesca si è strutturata, non più come fenomeno episodico ma come problema sistemico.
Studentati Pnrr: promesse e ritardi
Il bilancio del 2025 è critico anche sul fronte dei posti letto. Dei 60 mila alloggi universitari previsti dal Pnrr entro giugno 2026, a marzo 2025 risultavano realizzati 11.623 posti. Oggi l’offerta complessiva conta circa 46.193 posti pubblici, che salgono a 85 mila includendo il privato, a fronte di oltre 896 mila studenti non residenti. Nel corso del 2025, le residenze universitarie non sono riuscite ad assorbire la domanda crescente, mentre il contributo del settore pubblico ai bandi Pnrr è rimasto limitato. Anche le strutture di student housing private, pur in espansione, si sono spesso collocate in una fascia di prezzo non accessibile a tutti.
Spesa quotidiana e bollette: il peso del vivere da soli
Il 2025 ha segnato anche un aumento del costo della vita quotidiana. Le bollette di luce e gas hanno inciso in modo significativo, soprattutto per chi vive in abitazioni poco efficienti dal punto di vista energetico e con contratti intestati a “uso non residente”. Sul fronte alimentare, Coldiretti stima una spesa minima di 337 euro al mese per un single, mentre secondo l’Unione degli Universitari uno studente fuori sede arriva a spendere oltre 400 euro mensili tra supermercati, mense e ristorazione. A queste cifre si aggiungono trasporti, attività culturali e sportive e, in molti casi, spese sanitarie aggiuntive.
Tasse universitarie: il divario Nord-Sud resta
Nel 2025 le tasse universitarie hanno continuato a rappresentare un fattore di disuguaglianza territoriale. In generale, studiare al Nord costa circa il 15% in più rispetto al Centro e quasi il 28% in più rispetto al Sud. Un dato che pesa in un Paese in cui, secondo Istat, solo il 26,8% degli under 35 è laureato, contro una media europea del 41,6%.
Cosa aspettarsi dal 2026: i possibili segnali di svolta
Se il 2025 è stato l’anno del consolidamento delle difficoltà, il 2026 potrebbe rappresentare una fase di graduale riequilibrio, pur senza soluzioni immediate. Sul fronte degli alloggi, l’avanzamento dei cantieri Pnrr e il progressivo coinvolgimento di operatori privati potrebbero portare, nel medio periodo, a un aumento reale dei posti letto, soprattutto nelle città universitarie di dimensioni medie. Le stime indicano che entro il 2027 l’offerta potrebbe superare quota 100 mila posti, riducendo almeno in parte la pressione sugli affitti.
Anche sul mercato immobiliare si osservano segnali di adattamento: cresce l’offerta nelle aree periferiche ben collegate, aumenta la condivisione degli appartamenti e sempre più studenti valutano sedi distaccate o città meno costose, dove – secondo Fiaip–SoloAffitti – l’alloggio può costare dal 25 al 40% in meno rispetto ai grandi centri. Infine, il 2026 potrebbe rafforzare il ruolo dei servizi universitari: mense, trasporti agevolati, alloggi convenzionati e politiche di contribuzione più progressive rappresentano leve concrete per contenere il costo della vita studentesca. Il bilancio del 2025 resta dunque particolarmente complesso per gli studenti fuori sede, ma il 2026 si apre come un anno decisivo. Dalla capacità di trasformare investimenti e politiche in soluzioni strutturali dipenderà la possibilità di rendere lo studio universitario più accessibile e sostenibile, soprattutto per chi è costretto a spostarsi lontano da casa.
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