Corruzione al Miur, “Bianchi di Castelbianco usato come bancomat per pagare collaboratori, estetista e fare beneficenza”

Le unghie dall’estetista, l’affitto di case ma anche iniziative di beneficenza. Emergono nuovi dettagli riguardo allo scandalo corruzione al Miur che ha portato all’arresto dell’ex editore dell’agenzia Dire Federico Bianchi di Castelbianco per i benefit assicurati alla dirigente del Ministero dell’Istruzione Giovanna Boda.

Le novità arrivano dalle parole di Valentina Franco, collaboratrice diretta di Giovanna Boda, accusata di rivelazione del segreto d’ufficio, che nelle scorse settimane sono state annotate dai magistrati della Procura di Roma che stanno indagando sul caso e riportate in questi giorni sia dal Corriere della Sera che da Repubblica. In pratica la collaboratrice della dirigente del Miur ha confermato che l’editore della Dire era utilizzato dalla Boda come una sorta di bancomat per sostenere le spese più disparate: da quelle per l’estetista, ai finanziamenti per progetti che ignari beneficiari credevano fossero sostenuti dalle casse del Ministero, fino a regali, pagamenti dei suo stretti collaboratori e addirittura iniziative di beneficenza.

“Quello che so — ha detto Franco a verbale— è che la carta era usata per la Boda. Noi altri non prendevamo nessun rimborso per le spese che avevamo anticipato per la Boda. Faceva principalmente spese personali, come chirurgia o parrucchiere o unghie lasciando anche mance generose. Spendeva mille euro a settimana”.

Nel suo interrogatorio la collaboratrice di Giovanna Boda ha raccontato come all’interno del sistema corruttivo giocassero un ruolo particolare anche delle scuole “compiacenti”, che beneficiavano di piccoli finanziamenti per progetti didattici e di un trattamento di favore da parte della numero uno del Ministero: “So di queste scuole amiche cioè che avevano contatti diretti con Bianchi di Castelbianco. Non necessariamente venivano scelte dalla Boda. Erano quelle che risultavano più disponibili. Conosco ad esempio il Regina Elena a Roma; poi c’erano dei progetti piccoli al Virgilio di Roma”.

In qualche caso si rendeva necessario trovare degli enti compiacenti per far figurare il pagamento degli stipendi a Franco e agli altri collaboratori: “Il periodo in cui siamo stati senza stipendio — riferisce Franco — il pagamento ci veniva effettuato tramite bonifici dalle scuole. In realtà era il nostro stipendio per l’attività che svolgevamo in favore della Boda”.

A verbale poi ci sono anche i nomi di collaboratori della deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi e altri soggetti che avrebbero ricevuto denaro convinti che a pagare fosse il Ministero (si fa l’esempio della Fondazione antimafia Falcone) mentre invece i soldi provenivano proprio dall’ex editore della Dire.

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