“Lo stress persistente è una condizione che predispone all’insorgere di molte patologie – dichiara il medico dell’università di Pisa Angelo Gemignani – soprattutto a carico del cuore, come ipertensione e infarto, ma anche a carico del cervello”. Per questo fare un po’ di sport ogni tanto – magari esagerando – non è per niente salutare: solo una costante attività fisica, aumentando gradualmente i carichi di lavoro, garantisce una corretta gestione dello stress e apporta dei benefici all’organismo.
La parola d’ordine è dunque “gradualità”: in questo modo è possibile preparare un esame all’università senza passare notti insonni e perdere i capelli, riuscire a conciliare i mille impegni della giornata senza prendersi un esaurimento nervoso. Lo ribadisce Gemignani: “Solo l’esercizio fisico graduale e costante induce nelle cellule gli elementi che ci proteggono dagli effetti tossici dello stress; inoltre ora sappiamo che stimola la formazione di nuovi neuroni nell’ippocampo, che custodisce e gestisce la memoria”.
L’esperimento. Per valutare l’impatto dello stress sulla salute sono stati “stressati” artificialmente 14 superatleti italiani (tra cui anche Vincenzo Catalano, triatleta lombardo), che sono stati sottoposti a condizioni “eccezionali”: di seguito hanno fatto 3,8 km di nuoto in acque libere, 180 km di attività ciclistica e 42 km di maratona, per un totale di 12 ore di sforzo fisico ininterrotto. Prima, durante e dopo la competizione tutti i valori sono stati monitorati costantemente.
I risultati. Nonostante significative modificazioni a cuore, polmoni e cervello – come riduzione della funzione respiratoria e alterazioni del sonno – tutti i superatleti sono riusciti a mantenere un livello di equilibrio fuori dal comune, impensabile per soggetti “normali”. I dati raccolti permetteranno di studiare i danni provocati dallo stress cronico, prodotti durante gravi malattie.
Manuel Massimo