Missione disattesa. “L’università – ha detto Roma – ha abdicato le sue funzioni di servizio e missione verso le nuove generazioni, non li accompagna più dall’età giovanile a quella adulta e non dà più gli strumenti critici per formare professionalità e intelligenze”.
Disorganizzazione e baroni. Le criticità sono soprattutto organizzative, secondo Roma ma “l’università non manca di frustrare le scintille che i giovani vorrebbero avere con il sadismo utilitarista di docenti che hanno l’unico obiettivo di fare carriera. Per fortuna – ha proseguito – ci sono anche delle isole felici (circa il 20%) e dei docenti coscienziosi”.
Ricerca sottofinanziata. Il dg del Censis ha anche criticato il “tormentone” attuale che insiste sulla carenza di fondi alla Ricerca: “È vero che mancano i finanziamenti – ha detto – ma mancano anche i ricercatori. È il capitale umano che fa la differenza, non solo i soldi. In Italia abbiamo pochissimi ricercatori perché li esportiamo”.
Cervelli in fuga. Per Roma, “va rivisto il numero dei ricercatori in Italia, nelle Università abbiamo 37 mila ricercatori contro i 71 mila della Germania, i 66 mila della Francia e i 55 mila della Spagna. Se poi guardiamo ai ricercatori extrauniversitari, in Italia sono 47 mila contro i 211 mila della Germania, i 138 mila della Francia e i 161 mila della Spagna. I numeri ci dicono che il nostro Paese deve potenziare e valorizzare i suoi cervelli”.
Poche isole felici. “Per fortuna non mancano le isole di eccellenza e i docenti coscienziosi che pensano all’alta formazione”, sottolinea ancora il direttore generale del Censis che lancia una proposta: “Bisogna ritornare ad un’articolazione di Università di interesse internazionale e nazionale e su queste puntare la nostra attenzione, le nostre politiche, i nostri soldi”.
Manuel Massimo