Tano Grasso, seminario antiracket alla Magna Graecia di Catanzaro

I condizionamenti mafiosi sulle opere pubbliche, il sistema degli appalti e dei subappalti, la storia della realizzazione dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria: questi i temi affrontati da Tano Grasso, presidente onorario della Federazione Antiracket Italiana, nel seminario tenuto a Catanzaro presso l’Università Magna Graecia. Si trattava del settimo appuntamento del ciclo di incontri su “Mafia e Diritti: libertà di impresa e di lavoro”.
La storia dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria è ritornata più volte nelle riflessioni e nelle argomentazioni proposte da Tano Grasso agli studenti, a partire dall’idea che mosse la realizzazione dell’opera, ossia l’approccio nefasto basato sull’erogazione di incentivi quale motore autonomo di sviluppo. Una prospettiva sbagliata – “quella del meridionalismo quantitativo” ricorda Tano Grasso – che ha innescato “una politica di incentivi senza reale sviluppo”. La formula dello sviluppo, infatti, richiede sia risorse finanziarie ma anche quell’elemento decisivo che è l’impresa con quei fattori strategici (capitali, tecnica, capacità) che ne conferiscono una forza economica propulsiva.
L’errore invece di credere che il solo passaggio dell’autostrada per un determinato territorio fosse un fattore di sviluppo, e il legare, nel caso dell’A3, la sua realizzazione ad una forma di elargizione assistenzialistica senza il relativo costo di pedaggio, ha determinato che, nel tempo, si consolidasse la convinzione che l’efficacia del servizio autostradale non fosse un diritto bensì un fattore secondario, un optional. Si andava a giustificare, in questo modo, agli occhi dei cittadini la presenza di inefficienze e disagi.
Ecco perché Tano Grasso, nel suo incontro con gli studenti, ha voluto dimostrare la tesi per cui la costruzione dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria ha rappresentato, dal punto di vista storico, uno spartiacque negativo, consentendo alla ‘ndrangheta il salto di qualità nella sua azione criminale.
Perché uno spartiacque? Perché, secondo Grasso, fu in quel momento, nel momento della realizzazione dell’opera, che la ‘ndrangheta, con la sottomissione delle grandi imprese che avevano vinto gli appalti alle sue regole, si vide riconosciuto il suo ruolo sociale, con il conseguente potere di vedere accrescere la sua forza, la sua influenza e il suo patrimonio.
Il mafioso così diventa imprenditore e nasce l’impresa mafiosa che entra nei meccanismi dei subappalti e delle forniture, con il relativo forte condizionamento nella realizzazione dell’opera stessa.
Il problema e l’insidia più grande non nasce, secondo Grasso, nell’assegnazione della gara, bensì immediatamente dopo l’aggiudicazione della stessa: è in quel preciso momento che si verificano le infiltrazioni mafiose e i vari condizionamenti. Con la drammatica conseguenza che la realizzazione dell’opera subirà ritardi incolmabili e che i costi per la realizzazione della stessa crescano a dismisura per alimentare il business della criminalità.
Manuel Massimo

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