Ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana, Shlomo Venezia fu arrestato con la famiglia ad Atene nel marzo del 1944. Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, fu assegnato all’unità Sonderkommando, un commando speciale selezionato tra i deportati, che aveva il compito di far funzionare la macchina di sterminio nazista.
Gli uomini del Sonderkommando – racconta Venezia nel libro – erano obbligati ad accompagnare i gruppi di prigionieri nelle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d’oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime.
Venivano uccisi dopo qualche mese e sostituiti da nuovi prigionieri reclutati per tale compito. Shlomo Venezia, uno dei pochissimi sopravvissuti del Sonderkommando, solo dal 1992 ha cominciato a raccontare la sua storia. È stato inserito tra i testimoni più rilevanti nel lavoro della Spielberg Foundation di Washington e ha poi deciso di scrivere un libro sulla sua esperienza.
L’edizione italiana, edita da Rizzoli nel 2007, è stata curata da Umberto Gentiloni Silveri, dell’Università degli Studi di Teramo, e da Marcello Pezzetti. Interverranno all’incontro anche Maddalena Carli, della facoltà di Scienze politiche, che ha tradotto il volume in italiano, e Silvia Salvatici, della facoltà di Scienze della comunicazione.