Una serie di azioni dimostrative in una ventina di città italiane, per far luce sul tema della sicurezza ambientale. Oggi, giovedì 17 aprile, gli attivisti di Greenpeace si sono dati appuntamento presso le agenzie di Intesa Sanpaolo, per distribuire ai clienti della banca barattoli di scorie nucleari e volantini contro gli investimenti nel nucleare sovietico. Si tratta della seconda giornata di protesta contro la decisione di Intesa Sanpaolo di finanziare il progetto Enel di completare due vecchi reattori di tecnologia sovietica pre-Cernobyl a Mochovce, in Slovacchia.
Il finanziamento concesso all’Enel dal Gruppo bancario ammonta a circa 100 milioni di euro. Greenpeace sottolinea che non è stata richiesta alcuna garanzia sulla sicurezza dei reattori, che non sono stati sottoposti ad alcuna procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e sono sprovvisti del guscio di protezione necessario per evitare fughe di radioattività in caso di incidenti gravi, come l’impatto di un aereo. Enel, peraltro, ha anche affermato che non intende realizzare tale struttura e che giudica improbabile tali incidenti.
“Sebbene il tema del nucleare sia nell’agenda politica di questi ultimi mesi, continua a esserci pochissima informazione sugli investimenti di Enel nel nucleare – afferma Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. I nostri volontari stanno distribuendo finti barattoli di scorie radioattive per denunciare che ogni anno la centrale di Mochovce produrrà, considerando solo il combustibile irraggiato, circa 145 tonnellate di scorie, pari a 360 mila barattoli di pomodoro“.
Nei giorni scorsi Greenpeace ha fatto ricorso alla Commissione Europea in quanto le condizioni contrattuali garantite a Enel dal Governo slovacco per farsi carico del completamento dei reattori, si configurano come aiuti di stato illegali. L’associazione ambientalista ha anche intenzione di citare in giudizio lo sesso Governo slovacco per non aver avviato la necessaria procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per Mochovce, come richiesto dalla legislazione europea.
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