Dalla cedolare secca sul salario accessorio, che fa salire un pò le retribuzioni del personale della scuola, ai fondi in più per Its Academy, scuole paritarie e borse di studio universitarie. Alle voci Scuola e Università la legge di Bilancio all’esame in Senato contiene diverse novità, inclusa una nuova (mini) stretta sulle supplenze brevi e la conferma dei fondi ordinari per gli atenei statali sullo stesso livello del 2025, cioè a quota 9,4 miliardi. Ma ecco, voce per voce, tutte le misure previste.
Borse di studio
La manovra stanzia 250 milioni per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni per la missione istruzione universitaria. Risorse che consentono, da un lato, di avere una “stampella strutturale” per il post-Pnrr e, dall’altro, di mantenere il livello base del Fondo integrativo statale (Fis) al di sopra dei 500 milioni annui. L’iniezione di liquidità contenuta al momento in legge di Bilancio ci aiuta a fare il punto sul tema borse di studio. Nell’anno accademico 2024/2025 il ministero dell’Università le ha finanziate con la cifra record di 880 milioni derivanti dalla somma di Fis e Pnrr. Se aggiungiamo la quota regionale si arriva a 1,2 miliardi che significa 270mila borse erogate ogni anno.
Per la prima volta le Regioni si sono trovate a gestire risorse eccedenti rispetto al fabbisogno. Per l’anno accademico 2025/ 2026 appena partito il Mur ha già stanziato (e ripartito a livello regionale) 557 milioni del Fis. A questo plafond si aggiungeranno altri 150 milioni derivanti dall’ultima rimodulazione del Pnrr concordata con l’Ue, che significano circa 28.000 borse di studio aggiuntive rispetto a quelle finanziate con le risorse nazionali.
Degno di nota è anche il fatto che, nel 2025/26, l’importo delle borse di studio per gli studenti fuori sede è stato portato a 7.072,10 euro, a fronte dei 4.132,85 euro per i pendolari e dei 2.850,26 euro per quelli in sede. Per gli studenti con minori possibilità economiche è prevista una borsa ulteriormente maggiorata fino a 8.133 euro. Contestualmente, sono stati innalzati anche i limiti massimi dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e dell’Ispe (che misura invece il patrimonio), rispettivamente a 27.948,60 (+221,81 euro) e 60.757,87 euro (+482,21). In questo alveo si inserisce la legge di Bilancio che evita una riduzione improvvisa delle risorse nazionali appostate sul Fis.
Supplenze e retribuzioni
In manovra arriva una mini stretta sulle supplenze brevi e saltuarie, cioè fino a dieci giorni, che introduce, di fatto, un doppio regime. Se l’assenza riguarda un docente su posto comune delle medie o delle superiori il dirigente scolastico sarà tenuto ad attingere al personale dell’organico dell’autonomia; se invece si tratta di sostituire un maestro o una maestra della scuola elementare oppure un insegnante di sostegno il dirigente avrà solo la facoltà (come avviene oggi) di attingere all’organico dell’autonomia oppure di rivolgersi all’esterno.
Il personale dell’organico dell’autonomia, ove impiegato in gradi di istruzione inferiore, conserva il trattamento stipendiale del grado di istruzione di appartenenza. Contestualmente va avviato un monitoraggio quadrimestrale delle assenze con relative sostituzioni da comunicare alla Ragioneria generale dello Stato e viene stabilito che gli eventuali risparmi dovuti all’attuazione del nuovo sistema e rapportati all’anno scolastico 2024/25 vadano al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), che potrà essere incrementato al massimo del 10 per cento.
Organici
Il Ddl di Bilancio stabilisce poi che l’organico dell’autonomia, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, non è più definito su base pluriennale, ma annualmente, con decreto ministeriale. La disposizione consente, comunque, di prevedere, all’interno del decreto annuale, una programmazione pluriennale di massima per i due anni successivi, utile per garantire stabilità e pianificazione alle scuole. Novità anche per gli Ata, il personale tecnico-amministrativo: a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027, la consistenza complessiva delle dotazioni organiche del personale Ata è determinata annualmente.
Salario
Fino a 140 euro annui, tanto potrebbe valere per gli insegnanti, secondo i calcoli del Mim e del Mef, la cedolare secca del 15% sul salario accessorio, prevista dalla manovra 2026 con un tetto pro capite di 800 euro, per il pubblico impiego. Una misura che si applica anche alle “indennità di natura fissa e continuativa”: un gruppo nel quale rientrano sia la retribuzione professionale docente (Rpd) percepita dai prof sia il compenso individuale accessorio (Cia) incassato dagli assistenti tecnico-amministrativi (Ata).
Anche se non elevato, il beneficio (assieme all’intervento sull’Irpef previsto sempre in manovra) consentirebbe di alzare gli stipendi di una categoria che vanta i livelli retributivi più bassi di tutti i lavoratori laureati della Pa e di gran parte dei propri colleghi sparsi per l’Europa. In attesa che si concluda la trattativa per il rinnovo del Ccnl 2022-24 in corso all’Aran, dalla quale potrebbero arrivare aumenti mensili da 82 a 186 euro mensili per il personale amministrativo e da 105 a 177 euro mensili per i docenti, più una rideterminazione delle indennità fisse in misura pari a 204-320 euro per i prof e a 88-109 euro per il personale tecnico-amministrativo.
Fondi agli Its e paritarie
Sempre per la scuola, in manovra, spiccano due rifinanziamenti molto attesi dai rispettivi ambiti. Stiamo parlando, da un lato, degli Its Academy protagonisti della nuova, e innovativa, filiera formativa tecnologico-professionale, il cosiddetto modello “4+2”, che conquistano quasi 265 milioni per il triennio, passando da 51 a 100 milioni nel 2026, per poi riscendere a 82 nel 2027 e 82 nel 2028; dall’altro, delle scuole paritarie che vedono la loro dotazione salire da poco meno di 800 milioni a 886 a partire dal 2026. Chiaramente al netto di eventuali correzioni che dovessero emergere nel corso dell’esame parlamentare.
La notizia non era scontata. Sul fronte università, la legge di Bilancio conferma il fondo di finanziamento ordinario degli atenei statali sugli stessi livelli del 2025, cioè quota 9,4 miliardi.





