Dopo il devastante incendio che il 4 giugno 2025 ha colpito la Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia di Viterbo, il Direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Simone Severini ripercorre quei momenti drammatici. L’intervista, condotta da Mariano Berriola, direttore di Corriere Università e Lavoro, si svolge tra i corridoi e i laboratori oggi tornati a vivere, in parte riallocati in altri spazi dell’ateneo.
“È stato un incubo – racconta Severini –. Le fiamme sono partite dal tetto, dove erano in corso lavori di ristrutturazione, e gradualmente sono scese. Il secondo piano è stato completamente distrutto, il primo danneggiato in parte. Fortunatamente non ci sono stati feriti: il capitale umano è rimasto integro, e questo è ciò che conta di più.”
L’incendio, partito dalla copertura interessata dai lavori, si è propagato rapidamente a causa del crollo di un lucernaio in plexiglass. All’interno erano presenti laboratori di chimica e genetica, con sostanze infiammabili che hanno reso le operazioni di spegnimento particolarmente complesse. Il giorno successivo, la stima dei danni parlava già di oltre 10 milioni di euro, ma la macchina organizzativa dell’Ateneo non si è fermata.
“È stato un momento pesante, siamo stati spiazzati – continua Severini –. Ma abbiamo avuto un grande supporto, sia pratico che morale, da parte delle istituzioni, in particolare dal Ministero e dalla Regione Lazio. Ci siamo sentiti accompagnati fin da subito.”
Nel giro di poco tempo, il dipartimento è riuscito a riorganizzare tutte le attività didattiche, garantendo la regolare partenza dei corsi. “Siamo ripartiti subito, anche se con tre aule in meno. Abbiamo ospitato docenti e studenti in altri spazi, condividendo laboratori qui e in altre sedi. Era fondamentale non interrompere la vita universitaria.”
Tra i progetti in corso, anche la costruzione di un nuovo edificio destinato a ospitare i laboratori distrutti, con l’obiettivo di ripristinare pienamente la capacità di ricerca del dipartimento. “Costruiremo un nuovo spazio in tempi rapidi – spiega il direttore –. I laboratori sono stati la perdita più grande, ma non ci siamo mai fermati: abbiamo progetti importantissimi da portare avanti.”
Un segno di resilienza e comunità condiviso anche dagli studenti. Uno di loro, del secondo anno di Agraria, ricorda: “Ero qui quella mattina, ho visto il fumo da lontano. È stato terribile. Non credevo che l’edificio potesse riaprire così presto.” Oggi, camminando tra le aule provvisorie e i laboratori riorganizzati, la parola d’ordine è ripartenza. La comunità accademica della Tuscia ha trasformato una tragedia in un’occasione per ripensare spazi, metodi e collaborazione.
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