La tregua in Medioriente vacilla di nuovo. Per Israele, Hamas continua a violare gli accordi, ritardando la restituzione delle 13 salme dei rapiti del 7 ottobre 2023 ancora nelle sue mani. A inasprire ulteriormente la tensione è stato un video diffuso dalle forze armate israeliane (IDF), che mostrerebbe – secondo la loro versione – una “messinscena” orchestrata da Hamas riguardo al presunto ritrovamento del corpo di Tzarfati, uno degli ostaggi.
Nel filmato, si vedono alcuni uomini trasportare un sacco bianco fuori da un edificio semi distrutto, deporlo in una fossa e ricoprirlo di terra. Hamas avrebbe poi chiamato la Croce Rossa Internazionale, fingendo di aver scoperto casualmente il corpo.
L’episodio ha provocato la reazione immediata del premier Benjamin Netanyahu, che ha convocato d’urgenza lo Stato Maggiore per decidere le prossime mosse.
Durante la riunione, l’IDF ha proposto diverse opzioni – tra cui la ripresa delle operazioni militari – ma Netanyahu ha inizialmente scelto la prudenza, sottolineando la necessità di consultare Washington prima di agire. Il video dell’inscenamento sarebbe stato inviato alla Casa Bianca e alla CIA, in attesa del via libera. Il premier avrebbe anche cercato di contattare Donald Trump, in quel momento in viaggio in Estremo Oriente, come riferito dal giornalista Barak Ravid.
Poco dopo, però, una nuova provocazione a Rafah ha fatto precipitare la situazione. Netanyahu ha rotto gli indugi, informando gli Stati Uniti della decisione di riprendere gli attacchi. Hamas, da parte sua, ha negato ogni responsabilità, accusando invece Israele di aver violato la tregua e annunciando il rinvio della restituzione di una salma prevista per la serata.
Nel giro di poche ore, raid aerei israeliani hanno colpito Gaza City, Rafah e i campi profughi di Deir al-Balah e Shati. Secondo la Protezione civile, il bilancio provvisorio è di almeno due morti e quattro feriti, tra cui un neonato.
Tel Aviv ha inoltre deciso di spostare in avanti la “linea gialla” – quella di ritiro stabilita negli accordi di Sharm el-Sheikh – riconquistando una porzione più ampia della Striscia.
“Hamas pagherà molte volte per aver attaccato i nostri soldati e violato l’accordo sugli ostaggi caduti”, ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz.
Durissimo anche il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, da sempre contrario al piano Trump:
“Non si può fare patti con il diavolo. È triste, ma avevo ragione. È ora di spezzare le gambe su cui ancora si regge Hamas.”
Una frase che rispecchia lo stato d’animo di Israele in queste ore. Come ha sintetizzato il capo di Stato Maggiore Eyal Zemur, “la guerra non è ancora finita”.
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