L’idea di tenere aperte le scuole elementari anche nel mese di luglio prende forma in Alto Adige, ma al momento si tratta di una proposta in fase di valutazione. Nessuna decisione definitiva, dunque, ma un progetto che affonda le sue radici nell’esperienza positiva della scuola dell’infanzia estiva, già attiva da tempo nella provincia autonoma. L’iniziativa si inserisce nel solco dell’autonomia speciale di cui gode l’Alto Adige, che consente di sperimentare calendari scolastici differenti rispetto al resto del Paese. L’obiettivo è rispondere alle esigenze delle famiglie, offrendo un servizio educativo continuativo anche durante l’estate. Ma il percorso non è privo di ostacoli: tra costi, vincoli normativi e opposizioni sindacali, la strada è tutt’altro che semplice.
L’idea di tenere aperte le scuole elementari anche nel mese di luglio prende forma in Alto Adige su impulso di Francesca Gerosa, assessora provinciale all’Istruzione, Cultura, Giovani e Pari Opportunità. È lei, secondo fonti ufficiali della Provincia, a proporre la valutazione di un’estensione dell’anno scolastico sulla scia dell’esperienza già attuata per la scuola dell’infanzia. Al momento resta una proposta in fase di analisi, non una decisione ufficiale.
Autonomia speciale e margini normativi
La proposta nasce in un contesto normativo che permette ampi margini di manovra. L’articolo 74 del Testo Unico dell’istruzione (D.Lgs. 297/1994) e il DPR 275/1999 riconoscono la possibilità per le scuole, e ancor più per le regioni a statuto speciale, di modulare autonomamente il calendario scolastico, purché siano garantiti i 200 giorni di lezione obbligatori su base annuale. L’Alto Adige, in quanto provincia autonoma, ha già dimostrato di saper utilizzare questa flessibilità, anticipando l’avvio delle lezioni a settembre e introducendo modelli educativi differenziati. Ora guarda con interesse anche al mese di luglio per la scuola primaria, con l’idea di costruire un’offerta che tenga insieme educazione e servizi alla famiglia.
Tra i motivi che spingono la Provincia a considerare l’estensione dell’attività scolastica a luglio, c’è la crescente richiesta da parte delle famiglie. L’apertura estiva offrirebbe un aiuto concreto nella gestione dei figli durante le settimane in cui la scuola è chiusa, ma il lavoro prosegue normalmente. Un modello simile a quello già sperimentato con successo nelle scuole dell’infanzia, dove il servizio estivo ha incontrato il favore dei genitori. Inoltre, la continuità educativa può ridurre il cosiddetto “vuoto didattico” che si crea nei mesi estivi, agevolando un rientro più graduale a settembre. L’iniziativa punta anche a offrire occasioni di apprendimento più leggere e flessibili, capaci di coniugare gioco, laboratori e socialità in un ambiente scolastico meno formale.
Gli ostacoli
Non mancano, però, le criticità. Il primo nodo riguarda i costi: prolungare l’apertura delle scuole comporta spese aggiuntive per personale, pulizie, mensa e consumi energetici. Un investimento che richiede coperture certe, non sempre disponibili nei bilanci pubblici. Altro punto delicato è la disponibilità degli insegnanti: i sindacati hanno già espresso perplessità, sottolineando che il periodo estivo è tradizionalmente dedicato al riposo e alla formazione del personale scolastico. A ciò si aggiunge il rischio che l’offerta di luglio venga percepita non come momento educativo, ma come semplice “parcheggio” per bambini, riducendo la portata pedagogica del progetto. Infine, c’è la questione della compatibilità con il calendario nazionale, che impone un equilibrio tra autonomia regionale e linee guida ministeriali.
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