Il tema del vampirismo, rintracciabile pressoché in tutte le culture del mondo, ha rasentato l’ossessione in quella europea di fine Ottocento. Il conte Dracula, nell’immaginario collettivo, rappresenta l’irrazionale, il magico, il misterioso, in sospeso tra il Bene e il Male, tra la Vita e la Morte, tra la Morte e l’Immortalità. La sua comparsa nella Londra vittoriana, notoriamente convenzionale e repressiva, scuote alle fondamenta il sistema di valori su cui la società si fonda. Impermeabile a qualsiasi costrizione, Dracula vuole solo soddisfare le sue esigenze primarie, noncurante delle conseguenze.
Ed è proprio il fascino del proibito che ha attratto pubblici di intere generazioni verso le innumerevoli versioni cinematografiche del conte transilvano e dei suoi simili, consacrando il genere nel mondo della celluloide: dai classici di Murnau (Nosferatu), Browning (Dracula) e Dreyer (Vampyr), ai più recenti Miriam si sveglia a mezzanotte di T. Scott, Dracula di Bram Stoker di Coppola e Intervista col vampiro di N. Jordan, che hanno, più o meno esplicitamente, messo in risalto la componente sessuale degli appetiti vampireschi. La componente sessuale, legandosi direttamente alla tematica amorosa in un contesto di violenza e di morte, ha generato nei vampiri “moderni” la dialettica tra l’istinto di liberare le pulsioni e la necessità di frenarle con la ragione così da proteggere l’oggetto dell’amore. L’horror ha assunto così caratteri fortemente romantici, a vantaggio delle psicologie dei personaggi protagonisti e della loro credibilità.
Nel terzo millennio si è andati oltre: il prototipo del nuovo vampiro è il “vegetariano” Cullen di Twilight, che vive la dicotomia tra sentimenti conflittuali e momenti di debolezza, tipicamente umani. Questa componente ha permesso l’identificazione da parte di milioni di lettori e spettatori, ritrovando nelle loro storie un messaggio che va oltre l’eterna lotta tra Bene e Male. In Twilight, così come in True Blood, si raccontano le difficoltà di convivenza tra gruppi tradizionalmente nemici, umani e vampiri, vampiri e licantropi, vampiri e Volturi. Si evidenziano i pregiudizi, si propongono coesistenze pacifiche. La figura del vampiro si è così trasformata in un simbolo di diversità e, al contempo, di integrazione, in cui chiunque si è sentito o si sente emarginato o incompreso può rispecchiarsi.
Giulia Cantarini