«La maggior parte dei progetti – continua Fazio – riguarda l’innovazione, circa 20, i restanti la riorganizzazione dei servizi sociosanitari. In ogni caso – calcola il sottosegretario – il 50% si occupa di ricerca traslazionale, il 35% di quella di base e il 15% di servizi sanitari». Moltissime le aree su cui si svilupperanno i progetti. Dalle malattie neurodegenerative all’oncogenesi e alla riprogrammazione cellulare. Per passare ai linfociti T per le leucemie, le malattie polmonari cronico ostruttive, i neuroni specchio, il Parkinson con l’uso di staminali da fibroblasti, l’influenza e l’uso inappropriato di farmaci per gli anziani.
I nomi dei vincitori, e dove verranno condotte le loro ricerche, non sono stati resi noti nel dettaglio, «perché – spiega Monica Buzzai, presidente della Commissione esaminatrice – non li abbiamo ancora avvisati». La scienziata rivela che il lavoro di selezione «è stato lungo e difficile. Ma è stato bello vedere quanti ricercatori hanno risposto, con curriculum adeguato e proposte valide».
Un processo a tappe. Dei 1.250 progetti presentati si è prima arrivati a 154, quindi con una valutazione che ha richiesto anche una external review si è arrivati ai 40, e poi ai soli 26 finanziabili per la limitatezza delle risorse. Titolari delle somme da assegnare saranno i principal investigator, cioè i capofila di ogni singolo progetto approvato, che hanno indicato dove si svolgerà il proprio lavoro. In alcuni casi saranno coinvolte anche unità operative all’estero, «ma le istituzioni e gli assegnatari delle somme saranno tutti italiani», assicura Fazio. Le risorse non verranno date «tutte e subito» ma, spiega Buzzai, «a scaglioni di finanziamento, in base ai periodici rapporti degli investigator scadenzati da una tabella di lavoro concordata».
Investire nel futuro. A Ignazio Marino è stato riconosciuto il successo del risultato ottenuto. Il senatore dell’opposizione ha colto l’occasione per denunciare i ‘mali cronici’ del Paese. «In Italia – dice – scontiamo due ordini di problemi: da un lato la scarsità dei finanziamenti, poco superiori all’1,1% del Pil contro il 4,3% della Svezia, dall’altro la mancata attenzione per il futuro del Paese perché – conclude – se non si pensa alla ricerca e ai giovani si svende il nostro futuro». L’esiguità dei fondi è riconosciuta anche da Fazio. «È vero, in Italia le risorse per la ricerca sono insufficienti, e il Governo – promette – deve aumentarle. Ma – aggiunge – deve anche creare un substrato e le condizioni favorevoli per stimolare l’industria farmaceutica a investire sul nostro territorio».
L’appello alla Gelmini. Botta e risposta Marino e Fazio sui fondi sulla ricerca: «Nel 2008, per ora, non c’è nessun impegno di spesa per la ricerca da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca – ha detto Marino – si tratta, solo per i giovani ricercatori under 40, di 48 milioni di euro: se la Gelmini non farà un bando, andranno persi», ha aggiunto. Pronta la replica di Fazio: «Ho saputo per le vie brevi che c’è intenzione di impegnare i fondi».
Manuel Massimo