«Le ricerche su Internet – spiega Small – richiedono una complicata attività cerebrale, e potrebbero aiutare ad allenare e migliorare le funzionalità del cervello». Pochi mesi si è acceso un vivace dibattito su cosa significhi per il cervello “l’Era Google”: il dubbio instillato da esperti è che le nuove tecnologie impigriscano la memoria e appiattiscano le nostre possibilità cognitive. Ma a giudicare da questo studio non è vero che Internet ci renda stupidi, anzi.
Gli esperti hanno eseguito per la prima volta uno studio con la risonanza magnetica funzionale sul cervello di volontari tra 55 e 76 anni (dunque abbastanza lontani anagraficamente dalle nuove tecnologie) mentre questi navigavano sul web e facevano ricerche online; come test di controllo la risonanza è stata effettuata anche mentre leggevano un libro. Solo una parte dei volontari era già pratica di Internet.
È emerso è che l’uso di Internet attiva aree cerebrali in più rispetto alla lettura, soprattutto aree frontali e temporali, sedi decisionali del cervello e fulcri del ragionamento complesso. A risentire più positivamente dell’uso di Internet erano i volontari già abituati ad usarlo: il loro cervello si attiva tantissimo, molto più che quello dei novizi per la prima volta “caduti nella rete”. Secondo i neurologi, quindi, l’uso di Internet, con un po’ di esperienza, può essere un buon esercizio per tenere allenato il cervello e migliorarne le performance cognitive.
Manuel Massimo