L'immunologia rosa parla italiano

Tra i venti immunologi più citati al mondo negli ultimi dieci anni c’è un’unica donna ed è italiana: si tratta della ricercatrice Federica Sallusto, in forze all’istituto svizzero per la Ricerca in Biomedicina (Irb) di Bellinzona, diretto da Antonio Lanzavecchia. La classifica è stilata sulla base degli Essential Science Indicators della società Thomson Reuters. «Sono davvero contenta – dice la Sallusto, che da anni lavora nell’Irb di Bellinzona – ma speravo anche di vedere più donne presenti nella classifica, nel mondo ci sono moltissime brave immunologhe». Un solo nome femminile in una classifica basata sul numero di citazioni è, per Federica Sallusto, una prova del fatto che «le donne alla fine restano penalizzate», perfino in un mondo che dovrebbe essere aperto come quello scientifico.
Alla fine, insomma, anche un ambiente attento come quello della scienza (dove in progetti, concorsi e congressi almeno un terzo delle presenze deve essere femminile) finisce col penalizzare la meritocrazia. «Facciamo bene e con tanta fatica, considerando che molte di noi dividono il lavoro con famiglia e figli», osserva Sallusto. «Tante ricercatrici – rileva – dimostrano ogni giorno che si può essere bravi, avere successo e fare un buon lavoro pur avendo una vita privata. L’unico dato di fatto è che per raggiungere certi risultati bisogna lavorare tanto. Si può avere famiglia ed essere fra i primi 20 al mondo». Lo dice ben consapevole del fatto che per lei «l’immunologia è stata la passione principale della vita».
E proprio ieri è stato reso noto un importante risultato ottenuto dal team di ricerca guidato dalla valente immunologa: esiste un passaggio segreto che permette alle cellule immunitarie di penetrare nel cervello e di aprire la strada ad una seconda ondata di cellule pericolose, capaci di scatenare malattie autoimmunitarie, come la sclerosi multipla, nelle quali il sistema immunitario aggredisce l’organismo al quale appartiene.
La scoperta della nuova porta, pubblicata sulla rivista Nature Immunology, potrebbe portare in futuro a nuove armi per contro la sclerosi multipla, «ma non solo: lo stesso meccanismo potrebbe essere coinvolto in altre malattie autoimmuni», osserva la coordinatrice della ricerca, Federica Sallusto. Il lavoro è stato condotto in collaborazione con Andrea Reboldi, dell’Irb, e da Antonio Uccelli, dell’Università di Genova. Il passaggio segreto che permette di entrare nel cervello alle cellule apripista è il plesso coroideo, una vera e propria matassa di vasi sanguigni nella quale viene prodotto il liquido spinale.
È una via d’ingresso alternativa a quella che da tempo è considerata il «portone principale», ossia la barriera emato-encefalica. Che ci fosse un’altra entrata era noto, spiegano i ricercatori, ma questa era considerata una sorta di «porta di servizio», di importanza secondaria. Adesso, osserva Lanzavecchia, «conosciamo la funzione di questa porta segreta» e si può pensare a future strategie terapeutiche in grado di bloccare questo ingresso.

Manuel Massimo

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