Licenziato perché non era abbastanza preparato: Ministero condannato a pagare gli stipendi arretrati a un supplente

Licenziato perché considerato incapace di insegnare da studenti e genitori adesso dovrà essere risarcito dal Ministero dell’Istruzione di tutti gli stipendi non ricevuti. È quanto è successo a un docente di storia e filosofia di una scuola superiore di Vignola, in provincia di Modena. Come racconta la Gazzetta di Modena, il professore due anni fa in un primo momento allontanato dal Ministero perché non era stato ritenuto abbastanza preparato per insegnare. A lamentarsi i genitori e studenti che avevano protestato con il dirigente scolastico dell’istituto ottenendo, in un primo momento, che venisse predisposto da parte della scuola un periodo di tutoraggio in favore del docente, che stava effettuando una supplenza di un anno con un contratto a tempo determinato.

Inutile il periodo di tutoraggio

Per questo la presidenza aveva autorizzato altri docenti ad affiancarlo per cercare di aiutarlo nella gestione delle lezioni e delle altre incombenze educative all’interno delle classi. Una soluzione però che non ha sortito gli effetti sperati visto che le proteste dei genitori sono continuate, così come il malcontento degli studenti. Per questo, dopo poco, la scuola decise di rivolgersi direttamente al Ministero e chiedendo la “dispensa dal servizio” che ha comportato la risoluzione del contratto a tempo determinato.

Questione di metodo

Il prof, ovviamente, non ci sta e quindi si è affidato agli avvocati presentando un ricorso al tribunale del lavoro per fare valere le proprie ragioni. Adesso il giudice ha disposto che il Ministero dovrà risarcire e reintegrare il docente. Il motivo? Più di metodo che di merito. Il tribunale, infatti, non è intervenuto nel verificare se il docente fosse preparato o meno ma ha sollevato una questione esclusivamente di metodo ravvisando un vizio nel procedimento che ha portato allo stop del professore. Di fatto a quest’ultimo non sarebbe stata data la possibilità di difendersi, di presentare le proprie ragioni al momento del licenziamento. Da qui, dunque, la decisione del tribunale del lavoro di dichiarare la “dispensa dal servizio” illegittimo e quindi il risarcimento di tutti gli stipendi mai ottenuti.

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