“Non siamo qui a fare previsioni, perché non compete alla statistica – ha spiegato Biggeri nella sua relazione – ma sulla crisi è possibile dire che, proprio per le caratteristiche intrinseche di ogni situazione del genere, ha natura transitoria. Guardiamo però a quello che è stato il 2008, ai dati raccolti e non a quello che sarà. Anche se le domande più pressanti delle famiglie italiane riguardano le modalità per uscire dalla crisi”.
Quali sono state dunque le dinamiche di un anno diviso a metà, tra pre e post crisi? La ricerca parla di un nuovo profilo di disoccupato: maschio, tra 35 e 54 anni, residente al Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria, coniugato o convivente, ex titolare di un contratto a tempo indeterminato nell’industria.
Nel 2008, racconta l’Istat, i lavori “standard” coinvolgono circa 18 milioni di persone, il 77 per cento del totale degli occupati; quelli “parzialmente standard” circa 2,6 milioni di persone; gli atipici sono quasi 2,8 milioni. Nella media dello scorso anno, a fronte di una crescita dell’occupazione totale di 183 mila unità, l’area del lavoro “standard” rimane stabile, mentre aumenta quella degli atipici e soprattutto dei dipendenti part time a tempo indeterminato, tra i “parzialmente standard”. Tuttavia, nella seconda parte del 2008, di pari passo con la fase ciclica negativa, rallenta l’espansione del part time e si riducono il lavoro a termine e le collaborazioni coordinate e continuative. Inoltre, nella media del 2008 l’incremento dei dipendenti part time a tempo indeterminato è dovuto per i due terzi al part time involontario, ovvero a quanti dichaiarano di avere un lavoro a orario ridotto in mancanza di impiego a tempo pieno.