In Italia un giovane su quattro è a rischio povertà: il nostro Paese tra i 5 peggiori in Ue

Un giovane italiano su quattro è a rischio povertà. Lo mostrano gli ultimi dati Eurostat che utilizzano come soglia il 60% per cento del reddito mediano al lordo dei trasferimenti sociali. I trasferimenti sociali sono l’aiuto dato dal governo o dagli altri enti dello Stato. Chi è al di sotto di questa cifra è a rischio povertà, chi è al di sopra non lo è. La media dell’Unione europea è del 20,1% del totale dei giovani fra i 15 e i 29 anni. I Paesi con tendenzialmente meno persone a rischio sono quelli ex sovietici. In Italia invece il problema riguarda un ragazzo su quattro. Dati peggiori si riscontrano solo in Danimarca, Grecia, Spagna Romania.

I dati a livello nazionale

Si viene considerati a rischio povertà quando il reddito disponibile è del 60% al di sotto del valore mediano nazionale. Il dato danese dipende probabilmente dal fatto che il reddito mediano nazionale è particolarmente elevato, quindi non necessariamente essere inclusi nella zona di “pericolo” significa avere un tenore di vita particolarmente modesto. Diverso il discorso per gli altri paesi, Italia inclusa, dove il reddito è particolarmente basso in tutte le fasce anagrafiche della popolazione. Se il tasso viene rapportato all’intera popolazione il pericolo di trovarsi in una situazione di disagio economico per un cittadino italiano si riduce al 20%, comunque al di sopra della media europea (17%).

Otto sono i paesi in cui i giovani presentano un livello di rischio più basso rispetto all’insieme della popolazione. Si tratta di Lettonia, Estonia e Lituania, Croazia, Malta, Slovenia e Irlanda. Per quanto riguarda il totale della cittadinanza, quindi senza considerare il fattore età, a rischio povertà sono soprattutto i lettoni (il 23,4% della popolazione lo è), seguiti da rumeni (22,5%) e bulgari (22,1%). Poi ci sono gli spagnoli (21,7%) e gli estoni (20,6%). Il primo Paese fondatore dell’Unione europea che si trova in questa graduatoria è l’Italia. Nel nostro Paese, è a rischio povertà una persona su cinque.

Grave deprivazione materiale e sociale

L’altro, più allarmante, indicatore è quello sulla condizione di grave deprivazione materiale e sociale, una condizione in cui diventa effettivamente impossibile comprare tutti i beni di cui si avrebbe bisogno per mantenere un tenore di vita accettabile. Non si riesce quindi ad esempio a permettersi un connessione internet, a comprare nuovi vestiti e scarpe per sostituire quelli usurati. Tra i giovani italiani il tasso di deprivazione si attesta al 5,6%, leggermente al di sotto della media europea del 6,1% (6,3% il dato per tutte le fasce di età). Come segnala il report Eurostat i tassi di deprivazioni più elevati si registrano in Romania (23,1%), seguita da Bulgaria (18,7%) e Grecia (14,2%). Alto anche il tasso spagnolo (7,1%) mentre la quota scende sotto al 3% Lussemburgo, Polonia, Svezia, Cipro, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Croazia, Slovenia, Finlandia, Austria ed Estonia.

Il primo aprile i dati di Eurostat hanno mostrato come l’Italia sia sprofondata in ultima posizione per quanto concerne il tasso di occupazione, ossia la quota di persone che lavorano sul totale della popolazione che ha l’età per farlo. Appena il 60,2%, alle spalle anche della Grecia. Il dato è molto influenzato dalla componente femminile (tasso al 51.9% a fronte di una media Ue del 64% e un dato tedesco del 73%) ma è caratterizzato anche da forti differenze territoriali. In Sicilia lavorano appena 2 donne ogni 5 (41%), in Emilia Romagna si sale al 68%, ben oltre la media europea. Non aiuta il dato sul reddito neppure l’alta incidenza di contratti flessibili e precari sebbene le ultime rilevazioni Istat abbiano fornito qualche indicazione incoraggiante. Sul sfondo si staglia la questione demografica con un repentino calo della natalità e un progressivo e inesorabile incremento dell’età media della popolazione, questione che pone seri problemi per la tenuta del sistema previdenziale. Alla fine tutto si tiene.

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