“Se fino a poco tempo fa si stimava nel 60% la percentuale di giovani che praticavano la prima sessualità di coppia in età adolescenziale, tale valore ha subito significativi incrementi. Inoltre – prosegue Bini – la rivoluzione informatica ha complicato le cose perchè ha consentito nuovi percorsi, spesso incomprensibili per le generazioni precedenti, per la soddisfazione sessuale individuale“.
E’questa l’epoca del sexting, da sex in inglese sesso e texting cioè pubblicare quindi quella pratica di invio di immagini sessualmente esplicite o di testi inerenti al sesso attraverso i mezzi informatici. “Il sexting è una pratica che segue un suo rituale ben preciso: il fotografarsi nudi o in pose provocanti, il farlo ovviamente di nascosto dai genitori, l’inviare le immagini per MMS o email. Secondo una recente indagine il 20% degli adolescenti ha inviato queste immagini e il 40% le ha ricevute, il che significa che non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo, non voluto, ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell’identità sessuale del giovane” ha spiegato il sessuologo.