Considerando i corsi di laurea di primo livello, dal confronto tra gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008, l’indagine evidenzia come la flessione sia della proporzione di laureati in corso (dal 35,6% nel 2005, al 30,3% nel 2006, al 29,9% nel 2007 fino al 26,8 nel 2008) sia di quelli che hanno conseguito il titolo un anno oltre la durata normale del corso (10,4% in meno rispetto al 2005).
Istantanea diversa per le professioni sanitarie. La percentuale di laureati regolari nei corsi di laurea delle professioni sanitarie, ad accesso programmato a livello nazionale, è, infatti, decisamente superiore alla media degli altri corsi di primo livello: il 54,2% del totale dei laureati in tali corsi ottiene il titolo nei tempi previsti (con il 13,9% di «precoci»).
Inoltre i meno “maturi” diventano matricole e diminuiscono gli abbandoni tra il primo e il secondo anno di università. Il rapporto fra il numero di immatricolati e quello dei 19enni, ossia di coloro che hanno l’età «giusta» per iscriversi all’università, dopo anni di continuo aumento, subisce una frenata.
Se nell’anno accademico 2000-01 si registravano 45 immatricolati ogni 100 diciannovenni (meno di uno su due), all’avvio della riforma (2001-02), erano il 51% e giungevano a superare la quota del 56% nel 2005-06, nel 2007-08 si registra una contrazione, che porta il valore al di sotto del 51%. L’indagine mostra anche che tra il 2006-07 e il 2007-08 sono diminuiti gli abbandoni tra il primo e il secondo anno, passati dal 20% al 17,5%: in sostanza ogni cinque studenti immatricolati uno lascia gli studi dopo il primo anno.