Concorsi universitari: professore si autodenuncia: “Li trucco da anni”

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Il professor Zeno Zencovich, ordinario di diritto comparato all’Università Roma Tre

 

Concorsi universitari truccati – Oggi Il Foglio riporta una lunga lettera del Professor Zeno Zencovich, ordinario di diritto comparato all’Università Roma Tre e Rettore dell’Università degli studi Internazionali di Roma. Nel testo, indirizzato alla Procura della Repubblica, la confessione del Professore che si autoaccusa di aver truccato da sempre i concorsi pubblici, così come fanno altri suoi colleghi.

“Ella, come molti altri suoi colleghi, è impegnato da tempo nello sradicare la mala pianta che cresce nei giardini dell’università italiana: “Concorsi truccati”, “Concorsopoli”, “parentopoli”, sono gli immaginifici titoli che alle sue inchieste forniscono le televisioni e i giornali. Poiché io di questo sistema faccio parte, quei reati li commetto da anni, e continuerò, se non arrestato, a commetterli, sento il dovere di autodenunciarmi”.

Queste le parole con cui il professor Zencovich avrebbe dichiarato la sua colpevolezza. Ma non finisce qui, il professore continua descrivendo lo stato d’animo suo e di tutti coloro che abusano della propria posizione per favorire amici e parenti nei concorsi pubblici: “Non posso continuare a vivere come centinaia di miei colleghi che, in queste settimane conclusive delle procedure dell’Abilitazione scientifica nazionale, vivono nel terrore: di fare una telefonata, di scrivere un biglietto, di mandare un messaggio di posta elettronica, di incontrarsi – scrive il professore – Se lo fanno sembra una scena degna della migliore spy story: entrare da due ingressi separati in un albergo; casualmente scambiare alcune parole durante il buffet di un convegno; rigorosamente togliere la batteria del telefonino o lasciarlo in un altra stanza”.

Poi la lettera prosegue con una sorta di spiegazione del sistema delle raccomandazioni e del valore che questo ricopre nella selezione del personale accademico: “Un docente raccomanda un giovane studioso perché ne apprezza  e loda le qualità, fa affidamento su di esse, ma la tempo stesso impegna la propria figura, la propria credibilità. Da questo punto di vista tutti i docenti universitari sono “raccomandati” e più sono “raccomandati” più significa che godono di una stima diffusa”.

L’autodenuncia di Zencovich si conclude con l’arrivo della Guardia di Finanza, giunta tempestivamente, mentre il professore scriveva la sua lettera, ad arrestare il reo confesso. Rimane, però il dubbio sul perché una simile rivelazione sia dovuta arrivare quando le sirene della Giustizia erano ormai alle porte e, soprattutto, su quanti colleghi del professor Zencovich avrebbero potuto, e forse dovuto, controfirmare l’autodenuncia.

Qui sotto il testo integrale della lettera riportato dal quotidiano Il Foglio:

 

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