Preparazione & vocazione. La figura del medico, oggigiorno ancor più che in passato, riveste un ruolo di inestimabile importanza e l’attività professionale medica, in buona sostanza, presenta tante sfaccettature diverse. Un aspetto centrale per chi “studia” per diventare medico è quello della dimensione “umana”: accanto all’indispensabile formazione scientifico/sanitaria che si apprende nelle aule universitarie, nei laboratori di ricerca e nei reparti ospedalieri, occorre innanzitutto “sentirsi” medico, cioè tenere in massima considerazione i pazienti, il cui soddisfacimento rappresenta l’interesse primario al quale l’intero servizio sanitario è finalizzato.
La fiducia innanzitutto. La tutela della salute del proprio paziente è il bene assoluto e, per raggiungere questo obiettivo, il bravo professionista non potrà sottovalutare alcuni aspetti, legati sì alla professionalità, ma anche e soprattutto alla dimensione morale, dove fondamentale è il lato umano. Il livello di preparazione continua a essere il parametro più valido che contraddistingue un buon medico, ma è auspicabile che la diagnosi sia sempre accurata e che s’instauri il rapporto di fiducia tra medico e paziente, elementi essenziali in quanto la medicina non è fatta solo di farmaci e di ricette per prescriverli.
Missione nella società. La pratica medica, dunque, deve evitare il rischio di essere considerata soltanto una professione. In essa, professione, vocazione e missione si incontrano e si fondono. Tutti devono sforzarsi, e con tutti i mezzi a disposizione, di onorare senza retorica il vecchio concetto secondo cui il medico esercita una missione. Ed è in questa direzione che deve svilupparsi una sorta di dicotomia tra la mentalità del dirigente e quella del paziente-utente: uno scambio tra richieste di prestazioni e offerta di servizi qualificati, al solo fine di tutelare il bene più prezioso, vale a dire la salute.
Manuel Massimo