Centinaia di licenziamenti a Google, pesa la concorrenza dell’Intelligenza artificiale

Centinaia di licenziamenti si stanno abbattendo su Google, dopo l’annuncio arrivato ieri sera da Amazon. Il colosso di Montain View sta tagliando centinaia di posti di lavoro nei settori dell’assistenza digitale e dell’hardware oltre che nel team di ingegneri. La decisione di ridurre i costi in questi comparti – scrive l’Ansa – è legata alla concorrenza dell’intelligenza artificiale di Microsoft e OpenAI, creatore di ChatGPT, che stanno mettendo in crisi il core business di ricerca di Google. 

Sarebbero in uscita secondo Reuters i co-fondatori di Fitbit James Park ed Eric Friedman. Il gruppo ha detto che taglierà centinaia di posti nella controllata Voice Assistant, mentre alcune centinaia di ruoli verranno eliminati nel team hardware responsabile di Pixel, Nest e Fitbit e la maggior parte delle persone del team di realtà aumentata (AR) lascerà l’azienda. La riduzione del personale riguarderà anche centinaia di ruoli nel team centrale di ingegneria.

Google: “Investiamo in modo responsabile sulle nostre priorità

“Stiamo investendo in modo responsabile sulle priorità principali dell’azienda e sulle significative opportunità che vediamo per il nostro futuro”, si legge in una dichiarazione rilasciata dalla società. “Per prepararsi al meglio a sfruttare queste opportunità, nel corso del secondo semestre del 2023 diversi dei nostri team hanno apportato cambiamenti per diventare più efficienti e lavorare meglio, e per allineare le loro risorse alle priorità di prodotto. Alcuni team stanno continuando a effettuare questo tipo di cambiamenti organizzativi, che tra le altre cose includono l’eliminazione di alcuni ruoli professionali, a livello globale. Qualunque proposta di cambiamento organizzativo è soggetta alle normative e alle procedure locali e continuiamo a sostenere i dipendenti impattati da queste modifiche mentre cercano nuovi ruoli qui in Google o altrove.”

L’avvocato generale Juliane Kokott propone alla Corte di Giustizia Ue di confermare l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per aver favorito il proprio servizio di comparazione di prodotti. Come stabilito dalla Commissione Europea e confermato dal Tribunale, Google ha infatti utilizzato “la propria posizione dominante nel mercato dei servizi di ricerca generale come leva per favorire il proprio comparatore di prodotti visualizzando in maniera preferenziale i suoi risultati”. Lo si legge in una nota della Corte. Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte. 

“Con decisione del 27 giugno 2017, la Commissione ha constatato che Google avrebbe favorito, nella sua pagina dei risultati della ricerca generale, i risultati del proprio comparatore di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti. Google, infatti, presentava i risultati di ricerca del proprio comparatore di prodotti in cima a tale pagina e in modo prominente, con informazioni grafiche e testuali attraenti, nelle cosiddette Shopping Units; per contro, i risultati di ricerca degli altri comparatori di prodotti, suoi concorrenti, apparivano solo in posizione meno favorevole come link blu”, ricorda la Corte.

LEGGI ANCHE:

Exit mobile version