Già, perché l’ambizioso obiettivo di questa pubblicazione è di “iniziare un percorso di ricerca che sia al contempo motivo di discussione e riflessione”, come ha sottolineato Alessandro Laterza, amministratore delegato del Gruppo, mentre attendeva impaziente l’arrivo del ministro Gelmini (“o si dirà ministra?” si chiedeva e domandava alla platea, in cerca di conferme).
Prima di iniziare i lavori, però, il padrone di casa si toglie subito un sassolino dalla scarpa: “Spero che le novità introdotte dalla circolare non creino problemi al comparto dell’editoria scolastica”. Qualche maldipancia, stando ai rumors e alle impressioni registrate, lo hanno già provocato tra gli operatori del settore.
Il vicepresidente della Fondazione, John Elkann, imposta il suo intervento guardando al futuro con positività: “Il tema dell’istruzione è fondamentale per dare sviluppo al Paese e questo nostra pubblicazione si rivolge alla scuola di oggi ma soprattutto a quella di domani”. Il cambiamento, a suo avviso, non è più procrastinabile: “Non basta gestire e rattoppare l’esistente: è necessario cambiare”. Ma in quale direzione?
Qualche risposta arriva dal direttore dell’Istituto Andrea Gavosto, nella sua relazione illustra le criticità del sistema-Scuola ipotizzando come correttivi l’abolizione delle graduatorie regionali e la creazione di un albo nazionale dei docenti oltreché un sistema di retribuzione differenziato e premiale che tenga conto dell’impegno e delle buone pratiche.
Il direttore del Censis Giuseppe De Rita è abbastanza pessimista sul presente, e non lo nasconde: “Il vero rischio della scuola italiana e il fatto che non riesce a trovare una sua strada”. Insomma, la dimensione “disordinata e caotica” non può essere superata dalle tanto invocata tematica delle riforme (che De Rita ritiene superata), anche perché il binomio inscindibile autonomia/valutazione si è di fatto “impantanato” dando vita a un decentramento incompiuto. Nella Scuola come nell’Università: “Il concetto di autonomia si è sputtanato quando sono stati istituiti 3.600 corsi di laurea triennale e 2.200 di laurea specialistica”. Difficile non dargli ragione.
Mariastella Gelmini arriva a dibattito in corso, ben oltre il quarto d’ora accademico: il suo ritardo, però, è dovuto al protrarsi di un serrato confronto con i sindacati di categoria in merito alle misure previste per gli insegnanti precari.Nel suo intervento di chiusura del convegno il ministro declina più volte il concetto della necessità del dialogo: “aprire il dibattito e dargli ossigeno”, “uscire dagli steccati”, “svelenire il clima e superare le contrapposizioni ideologiche”, “la scuola si deve aprire all’esterno ed essere meno autoreferenziale”.
Manuel Massimo