Ecco un utile vademecum per affrontare al meglio la scelta del Master. Nella nostra Guida in edicola troverete tutte le informazioni per muovervi con disinvoltura in un’offerta sterminata.
La voglia di trovare subito un lavoro è ciò che ha spinto Alessandra Lugli, 26 anni, originaria di Reggio Emilia, a frequentare il master di I livello in Business Administration organizzato dalla facoltà di Economia dell’Alma Mater di Bologna. Dopo la laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche conseguita a Forlì, le idee di Alessandra erano già abbastanza chiare: niente laurea specialistica ma un percorso professionalizzante che approdasse ad un’occupazione.
In che modo ti sei orientata rispetto alla scelta del master?
Per la verità non ho badato a niente. Ho valutato solo che si trattasse di qualcosa che poteva interessarmi, nient’altro. Da parte mia, comunque, c’era anche tanta voglia di cambiare rispetto agli studi fatti all’università. Certamente questo tipo di master mi ha permesso di approfondire la conoscenza del mondo economico. Non mi sono neanche informata sul livello di placement che il master garantiva. C’è da considerare poi che si trattava di una prima edizione, dunque non è che ci fossero dati che potessero rassicurarmi sul ‘successo’ del master. La verità è che, sia io che i miei colleghi, abbiamo fatto un po’ da cavie.
Come è stato organizzato?
Il master è stato organizzato molto bene. Nel complesso sono rimasta soddisfatta. Innanzitutto erano previsti test d’ingresso. Intendiamoci, niente di particolarmente difficoltoso. Si trattava per lo più di quiz di cultura generale con successivo colloquio motivazionale davanti ad una commissione. Finita la selezione, ci siamo trovati in 30 a seguire i corsi. La durata del master è stata di un anno. L’impegno era di tipo full-time, nel senso che c’era da essere presenti in aula quasi tutti i pomeriggi. Gli indirizzi erano quattro, anche se poi ne sono stati attivati appena due. Io ho scelto quello sul Made in Italy.
Era previsto un periodo di stage?
Sì, ho svolto uno stage in Valtur della durata di quattro mesi, in un villaggio turistico delle Maldive. A quella esperienza è seguito il rapporto di lavoro con l’azienda. Ormai è un anno che lavoro in Valtur a Milano.
Anche per i tuoi colleghi è stato lo stesso?
Sì, per quanto ne so in molti hanno vissuto la mia stessa esperienza: un periodo di stage con successivo inserimento in azienda.
Quanto è importante la conoscenza delle lingue per il lavoro che oggi ti trovi a svolgere?
Non così tanto come si potrebbe pensare. Sarà perché mi occupo di gestione del personale, adesso in particolare mi sto interessando della creazione di un sistema di incentivazione per chi lavora qui in sede. È logico però che di documenti redatti in lingua te ne possono sempre capitare, lì è importante che si comprenda almeno il senso di quello che c’è scritto! Ma per questo non è certo indispensabile una conoscenza avanzata.
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