Via le graduatorie di istituto: arrivano le liste provinciali

Cambia la modalità con cui verranno assegnate le supplenze nella scuola: addio graduatorie d’istituto, arrivano le Gps, graduatorie provinciali per le supplenze, liste uniche, una per ogni provincia, divise solo in due fasce tra abilitati e non. Una riforma che coincide con un frangente particolarmente delicato: la scuola italiana si prepara faticosamente alla riapertura dopo il lungo stop per Covid, e per settembre si prevedono tantissimi contratti a tempo determinato, oltre 200mila. Tutti da attribuire con il nuovo sistema, che dovrebbe portare più trasparenza ed efficienza, ma come tutte le novità presenta anche diverse incognite.

Di una riforma delle supplenze si parla da tempo, adesso sembra poter vedere la luce: inserita nell’ultimo decreto scuola, in questi giorni il ministero sta discutendo con i sindacati le bozze dell’ordinanza. La grande novità è il passaggio dalle Gi (Graduatorie d’istituto) alle Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze): fino ad oggi, gli insegnanti precari, con i requisiti per essere inseriti in lista, potevano esprimere la preferenza per 20 scuole, e le nomine venivano gestite dai singoli istituti; con il nuovo sistema, invece, si sceglierà solo la provincia, una in tutta Italia, e si potrà essere chiamati da tutte le scuole in essa comprese (questo per le supplenze lunghe, fino al 30 giugno o al 31 agosto, per le brevi resta l’indicazione degli istituti).

Così le convocazioni saranno centralizzate dagli ambiti territoriali: questo dovrebbe snellire i tempi e tutelare i docenti con punteggio maggiore, che avranno più garanzie di continuità lavorativa, oltre che di scelta del posto per primi. Di fatto le graduatorie per le supplenze funzioneranno come quelle per le assunzioni, e avranno due sole fasce: la prima per chi ha il titolo di abilitazione, la seconda per chi ha la laurea (inclsui i crediti formativi in pedagogia, i famosi 24 cfu). Lo stesso vale per il sostegno: prima fascia per chi ha la specializzazione, seconda per chi pur non essendo specializzato ha già svolto almeno tre anni di insegnamento ai disabili.

È stata accolta con favore da docenti e sindacati. È un passo che va in direzione opposta alla chiamata diretta della Buona scuola di Renzi, che però riguardava i docenti assunti e comunque era già stata smantellata durante la gestione Bussetti. È anche un modo per superare il problema del mancato aggiornamento delle Graduatorie d’istituto, bloccate dal Covid, che rischiava di penalizzare migliaia di giovani insegnanti: con il passaggio alle Gps rientreranno tutti in gioco.

Proprio questo, però, è l’aspetto che fa più paura alle scuole: l’intenzione del ministero è utilizzare il nuovo meccanismo già nel 2020, ma per farlo bisognerà formare nuove graduatorie. Significa presentare le domande, verificarle, produrre le liste, in piena estate, con gli uffici ancora a scarto ridotto per Coronavirus: anche con una procedura per la prima volta totalmente informatizzata, i tempi rischiano di essere strettissimi. Il rischio è non farsi trovare pronti al momento decisivo, e trasformare un’innovazione positiva nell’ennesimo motivo di caos.

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