Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in visita in Calabria, ha presentato quella che da tempo chiama “Agenda Sud”, un piano dedicato al Mezzogiorno d’Italia, e in particolare a 150 scuole, volto a risolvere il problema della dispersione scolastica, che proprio al Sud raggiunge tassi altissimi, molto al di sopra delle medie europee.
Agenda Sud
“Partire dalla Calabria è un gesto di attenzione per lanciare un segnale a tutto il Mezzogiorno, in quanto è inaccettabile continuare a leggere i report che danno dei risultati drammaticamente diversi dal resto del Paese. Da oggi iniziamo un percorso per dare un’opportunità a tutti i giovani del Sud”.
“Ho chiesto in Francia, durante l’ultima riunione Ocse, anche che si raccolgano le buone pratiche di ogni Paese dell’Europa in una banca dati. Vogliamo dare una visione e una strategia per affrontare tematiche che danno luogo alla dispersione. Partiremo con una sperimentazione su 150 scuole, platea che poi speriamo possa essere rafforzata. Individueremo queste scuole grazie all’Invalsi sulla base di dati oggettivi, contesto socio-economico, disperisione scolastica, abbandono a corso d’anno, assenze, fragilità nell’apprendimento. La sperimentazione durerà due anni, per poi estenderla progressivamente a tutte le realtà del Mezzogiorno che mostrano fragilità”.
“Noi oggi andiamo oltre il Pnrr, che già interviene con delle risorse, andando oltre con una strategia complessiva. Primo punto è mettere al centro studenti e studentesse con un percorso sempre più personalizzato. Quest’anno abbiamo iniziato il percorso del docente tuturo, vogliamo quindi fare attività di orientamento su tutto l’anno scolastico secondo le linee guide sull’orientamento. Poi didattica laboratoriale maggiore, scuola aperta con maggiori orari di lezione, potenziare l’organico docenti nelle scuole di primo e secondo grado nelle materie base – almeno quattro docenti in più per scuola -. Inoltre una retribuzione aggiuntiva per ulteriori incarichi ai docenti, una formazione di quest’ultimi su dati e apprendimento, a carico dell’Invalsi, una forte sfida da lanciare. Poi l’organizzazione di gruppi di supporto, coinvolgendo le famiglie nel percorso scolastico: ricostruire quella grande alleanza tra famiglie e docenti che dopo il Covid si è un po’ sfilacciata. Aumentare l’attivista sportiva e delle palestre. Infine una valutazione e monitoraggio su ciascuna scuola per capire come migliorare gli interventi, coinvolgere con progetti di sviluppo spcifici per far esplodere le potenzialità del Mezzogiorno come ad esempio una scuola che formi le maestranze anche per il progetto del Ponte sullo Stretto”.
Ecco i dieci punti del piano:
- Mettere al centro gli studenti con orientamento e personalizzazione
- Aumentare la didattica laboratoriale, superando il paradigma dell’insegnamento basato sulla lezione frontale
- Scuola aperta tutto il giorno, attività extracurriculari e anche nel periodo delle vacanze
- Più docenti, potenziamento dell’organico, almeno quattro docenti in più per scuola. Stipendi aumentati ai docenti che svolgono incarichi aggiuntivi
- Formazione dei docenti
- Coinvolgimento delle famiglie
- Supporto alle scuole da parte di Invalsi, per monitoraggio e analisi dei dati
- Promuovere il tempo pieno, aumentare il tempo scuola, investire sulle mense scolastiche
- Favorire attività sportive, investire sulle palestre scolastiche
- Valutazione dell’impatto di replicabilità dei territori
Valditara ha poi sottolineato l’importanza della formazione professionale: “La scuola è un grande bene comune per fare crescere il Paese. Concludo dicendo che si tratta di un grande percorso per riunire l’Italia. Attraverso la scuola abbiamo l’opportunità di farlo per dare una chance a tutti i nostri giovani, per sfruttare le intelligenze che possano far sì che l’Italia sia un punto di riferimento in Europa e nel mondo”. Poi il ministro dell’Istruzione ha ricordato come d’intesa con il presidente della Regione Calabria, le aziende territoriali, le associazioni di categoria si
Dispersione scolastica
“La percentuale di popolazione in età tra i 18 e i 24 anni che ha al massimo ottenuto il titolo di secondaria di primo grado. Nel 1992 era al 37,5%, per attestarsi, nel 2021, al 12%, secondo l’Eurostat. Negli ultimi anni l’Italia ha conseguito dei risultati importanti nella lotta alla dispersione. Il traguardo posto dal Pnrr per il 2026 è la riduzione al 10,2% e al 9% per il 2030”.
“Nel 2021 l’Italia ha riportato un tasso di abbandono precoce migliore al 12% solo a Spagna e Romania. Analizzando i dati italiani si nota una forte disparità tra regioni e uno svantaggio molto accentuato nel Mezzogiorno. In Sicilia si arriva al 21%”.
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